Le montagne sono prima degli orsi che degli uomini. Non saranno mai un luogo esente da pericoli

Martedì 14 Luglio 2020
Le montagne sono prima degli orsi che degli uomini. Non saranno mai un luogo esente da pericoli
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Egregio direttore,
la montagna non è mai stata per tutti: esige fatica, rispetto, conoscenza, silenzio. La sua pelle, il bosco, non abbisogna di “cerette” per lisciarne i costoni e di sovrabbondanti piercing modaioli quali impianti di risalita, piste d’ogni sorta e chioschetti “finto-baita” per il gioioso brulicare delle zecche di città che, dopo una settimana a fare i “Messner” della tangenziale inerpicandosi tra le file d’auto in perenne colonna, sciamano all’Alpe pretendendo abbuffate gourmet e docce con idromassaggio in rifugi e bivacchi. Quella pelle, il bosco, è popolato di creature che lo mantengono sano e rigoglioso in un giusto e salutare equilibrio. C’è stato un momento, sul finire del secolo scorso, in cui la parola d’ordine tra gli addetti ai lavori, ambientalisti in primis, era “ripopolamento” perché le foreste apparivano vuote e la “conoscenza da scrivania” parlava di specie scomparse da reintrodurre “per ripristinare un equilibrio compromesso” (sic!). Ed ecco arrivare gli orsi, strappati dai boschi dell’est dove vivevano beati e catapultati qui senza ragione alcuna. Le povere bestie s’adattarono, volenti o nolenti, figliarono e ricostruirono la loro vita tenendosi sempre alla larga dagli Umani. Quest’ultimi però non hanno mai fatto lo stesso e gli incontri ravvicinati si ripetono con una costante: il plantigrado è sempre il cattivo che assale, l’umano è sempre l’innocente che subisce. Così JJ4 che ha difeso, come ogni madre, la propria cucciolata dall’invadenza di due cacciatori più sbruffoni che sprovveduti, va abbattuta come da ordinanza del presidente della provincia di Trento, Fugatti, bloccata poi, ma fino al 30 luglio, dal Tar regionale. Spero che JJ4 non faccia la fine di Bruno, uno dei suoi fratelli, abbattuto in Baviera.

Vittore Trabucco

Caro lettore,
la montagna merita rispetto da parte di chi la frequenta. E rispetto meritano anche gli animali di cui valli, picchi, pendici, boschi rappresentano da sempre il naturale habitat. Spesso noi giornalisti anche quando si verifica un incidente, quando una valanga travolge uno o più sciatori, quando un alpinista precipita durante una scalata parliamo di “montagna assassina”. Come se ci fosse un pezzo di natura che si ribella con immane violenza a chi cerca di violarlo. Niente di più falso e sbagliato. Le “terre alte”, come ben sa chi le frequenta abitualmente, non sono e non saranno mai un luogo esente da incertezze, insidie e pericoli. Sta all’uomo saperlo e comportarsi di conseguenza quando si misura con esse, a qualsiasi livello. Walter Bonatti ha scritto: “La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo”. Bonatti è stato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi e si confrontava con le massime difficoltà. Ma le sue parole hanno un valore universale. Raccontano un mondo che non può mai essere scambiato per un parco giochi. Che impone attenzione, conoscenza, rigore. Gli orsi fanno parte di questo mondo. Che è il loro mondo prima che il nostro. Bisognerebbe sempre ricordarsene.
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