Caro direttore,
credo che vedere, se si riesce senza essere vinti dall'emozione, dalla sofferenza, il volto delicato, sorridente e pieno di voglia di vivere di Giulia, e pensare alla sua fine così violenta e spietata, generi una sorta di ribellione, di non accettazione di ogni possibile giustificazione generale e generalista di un problema che ha sicuramente nell'educazione la sua genesi. L'idea di crescere i figli dando tutto per scontato, facendoli creomicidio scere nell'idea che tutto è dovuto, che tutti possono e devono avere tutto per diritto, l'educazione in cui è stato abolito per legge il no, per l'incapacità di giustificare quel no o peggio perché è più facile e meno impegnativo dire sempre sì. L'educazione che mette al centro l'esaudimento incondizionato di ogni desiderio addirittura trasformandolo in diritto e che non spiega che ogni diritto non è che l'altro aspetto di un dovere. Penso sia necessario educare alla sconfitta, alla mancanza, alla perdita più che garantire la vittoria, assicurare la sicurezza e la possibilità di "avere". Infine penso anche sia il caso di guardarsi dentro, ognuno per la sua parte, e non scaricare tutto per comodità o calcolo sullo Stato o la società.
Diego Parolo
Carceri (Padova)
Caro lettore,
oggi abbiamo voluto dare più spazio possibile ai commenti giunti sull'inaccettabile morte di Giulia.