Uno spazio al cimitero per i musulmani: perché abbiamo pubblicato in prima pagina la lettera del sindaco Teso

Giovedì 30 Novembre 2023

Caro direttore,
pubblicare in prima pagina una lettera come quella del Sindaco di San Donà di Piave è stato un meraviglioso atto di risarcimento dovuto alle migliaia di lettori che ogni giorno, tra Televisioni e giornali, si devono sorbire tonnellate di odio, rancore, pusillanimità e pochezza intellettuale e umana. Alberto Teso si definisce Sindaco di destra, ma penso abbia umilmente sottovalutato la portata del suo messaggio, che non reputo né di destra né di sinistra, ma di un Uomo con la U maiuscola. Caro Sindaco, la ringrazio di cuore per aver lanciato un messaggio di speranza nel verminaio della cronaca quotidiana.


Tiziano Lissandron
Cadoneghe (Pd)


Caro lettore,
non credo che tutti concorderanno con le sue parole né con la scelta del sindaco Alberto Teso di dedicare uno spazio del cimitero di San Donà di Piave ai defunti di religione musulmana.

Abbiamo comunque deciso di metterla in prima pagina del nostro giornale, perché questa contestata decisione e le ragioni che l'hanno determinata - efficacemente illustrate nella lettera - mi sono apparse, insieme, un esempio di buon senso, di lucidità amministrativa e di capacità di guardare oltre. Oltre gli steccati della politica (Teso è iscritto di Fdi) e delle appartenenze, oltre le polemiche, oltre la stretta attualità che spesso ci consegna fatti di cronaca (nera e giudiziaria) che vedono come protagonisti immigrati di religione musulmana. Come negarlo? Così come non possiamo negare ciò che, per esempio, hanno osservato diversi lettori in questi giorni nel dibattito suscitato dalla omicidio di Giulia: mentre noi discutiamo, accusandoci, di cultura patriarcale, di maschilismo possessivo e di parità di genere, ci sono culture e religioni che ignorano e calpestano ogni diritto delle donne. Assolutamente vero. E a ricordarcelo contribuiscono agghiaccianti vicende come quella della povera Saman Habbas, la ragazza di origini pakistane uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato. Ma è erigendo muri che riusciremo a superare arretratezze o a impedire questi e altri orrori? Non credo proprio. Dobbiamo diffidare del buonismo di chi chiude gli occhi sulla realtà, di chi auspica le porte aperte a tutti sempre e comunque o di chi antepone i diritti ai doveri. Ma non possiamo pensare che un processo, inevitabile e anche necessario, di integrazione nella nostra società possa avvenire negando ed escludendo o facendo prevalere sempre i pregiudizi sui giudizi. Un cittadino è tale indipendentemente dalla religione che pratica o dalla cultura da cui proviene. Lo è se rispetta le leggi e le regole, spesso anche quelle non scritte, della comunità in cui ha scelto di vivere. E se fa questo, se ottempera ai propri doveri, ha ragione di vedersi riconosciuti i propri diritti. Anche quelli di una degna sepoltura.

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