La montagna è libertà, spetta agli uomini saperla affrontare

Giovedì 9 Febbraio 2017
6
Egregio direttore, 
pur con molto rammarico per la morte dell'ennesimo giovane alpinista non posso fare a meno di notare che gli appassionati estremi della montagna hanno una visione del loro mondo che non è propriamente corretta. Costoro per soddisfare le loro voglie adrenaliniche, o semplicemente per soddisfare i loro piaceri, si espongono a rischi che non possono essere a posteriori dichiarati impensabili. Le valanghe da sempre cadono, e coloro che salgono a sfidarle non possono appellarsi alla sfortuna, ma solo alla possibilità percentuale o alle loro capacità.

Non intendo dire che non bisogna occuparsi di loro ma la retorica della sfortuna o del destino ingiusto, la ritengo fuori luogo. Ritengo alquanto improbabile che io possa finire la mia vita sotto una valanga, pure andando a sciare, primo perché non mi avventuro mai in luoghi che possano essere pericolosi, ma sostanzialmente perché le valanghe non cadono ovunque, e a parte le drammatiche vicende di Rigopiano.

C'è poi la faccenda dei costi per i salvataggi o i recuperi. Frequento la montagna d'inverno e d'estate da 50 anni, non sono uno scalatore ne uno scialpinista, ma un semplice sciatore ed escursionista. Ogni anno stipulo una polizza assicurativa che copre i rischi derivati dall'attività dello sci e possiedo una copertura personale per gli infortuni e la responsabilità civile. Voglio essere coperto perché immagino che potrei essere chiamato a pagare spese in caso di interventi sanitari o di recupero, come capitò per mia moglie molti anni fa in Austria. All'epoca mi moglie si infortunò sugli sci e oltre al recupero in pista trascorse due notti in un ospedale austriaco: ebbene, ci furono chiesti molti soldi per l'intervento e il recupero in pista, mentre le spese dell'ospedale furono coperte dal nostro sistema sanitario. Ritengo che, a maggior ragione per coloro che si avventurano in montagna in modo più estremo, la copertura assicurativa dovrebbe essere obbligatoria, perché soccorrere in alta montagna ha costi elevati che ricadono anche su chi, come me, non si espone a rischi e ciononostante previdentemente si assicura, di tasca sua, per non gravare sugli altri.


Claudio Scandalo


Caro lettore,
condivido con lei la necessità che chi va in montagna con una certa continuità debba auto-tutelarsi e dotarsi di adeguate coperture assicurative. Sono meno d'accordo con lei quando descrive gli alpinisti o gli scialpinistiche come una specie di erotomani della montagna che per soddisfare i propri piaceri sono pronti a tutto incuranti dei rischi per se e per gli altri.

La montagna è un universo enorme, ognuno in base alle proprie capacità e al proprio spirito, sceglie come affrontarla. C'è spazio per tutti. Dividere i frequentatori dei monti invernali ed estivi tra responsabili e irresponsabili o tra buoni e cattivi in base al grado di difficoltà che decidono di affrontare, non mi sembra giusto. La montagna è innanzitutto libertà e vale sempre ciò che scrisse Valter Bonatti: Le montagne hanno la misura degli uomini che le salgono altrimenti non sarebbero altro che ammassi di sassi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci