Quel " muro" sul Brennero una sconfitta per l’Europa

Venerdì 29 Aprile 2016
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Caro Direttore,
ormai il dibattito politico, culturale e civile sia in Italia che in Europa è monopolizzato dalla vicenda dei migranti o immigrati o, per qualcuno, i clandestini. All’ordine del giorno la decisione del Governo austriaco di costruire un muro, una rete di protezione, comunque una barriera al Brennero per fermare gli invasori che arrivano da sud.
Considero la posizione austriaca sbagliata, antistorica e inutile dato che le barriere da sempre prima o poi vengono superate o aggirate. Non è così che risolveremo o risolveranno né il problema dell’integrazione e nemmeno quello rappresentato dal terrorismo. Quello che però vorrei porre alla sua attenzione è l’ipocrisia dei molti che criticando la decisione austriaca poi plaudono alla decisione del recente vertice di Hannover dove i “cinque grandi” hanno ipotizzato di utilizzare le navi da guerra della Nato per pattugliare (difendere) il Mediterraneo meridionale. Ma non è forse anche questo un modo per costruire una barriera? Forse ai vari governanti andrebbe fatto leggere il bel libro di Ivo Andric intitolato il Ponte sulla Drina, magari capirebbero cosa significa convivere accettando le differenze.



Maurizio Conti
Portogruaro (Venezia)



Caro lettore, i muri non sono mai un segno di forza né un esempio di civiltà. E lo dovrebbe ben sapere l'Europa che per decenni da un muro è stata divisa. Ma se Vienna ha deciso di militarizzare il Brennero, la ragione prima, più che nei nuovi equilibri politici austriaci, va trovata nell'ignavia e nell'assenza dell'Europa che in tutti questo tempo non è riuscita a darsi una strategia sul tema, cruciale, dei flussi migratori. Un fenomeno epocale che non può essere cancellato per decreto legge o semplicemente erigendo barriere. Ma che non può neppure essere lasciati nelle mani dei trafficanti di uomini o alla libera iniziativa di uomini e donne in fuga. Va gestito, regolato e indirizzato. Le differenze possono diventare una ricchezza, ma anche essere la miccia di conflitti profondi e devastanti. Sta alla politica evitare che ciò succeda. Con i fatti, non con le parole. Ed è esattamente questo che manca oggi in Europa.
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