Titoli e giornali, perchè è giusto parlare di orrore islamico

Giovedì 28 Luglio 2016
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Caro direttore,
ho letto con una certa sorpresa, non del tutto negativa, il titolo del Gazzettino di ieri che in prima pagina parlava di "Orrore islamico". Vero, ma non si rischia di colpevolizzare un'intera religione?

Lettera firmata
Venezia

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Caro lettore,
agli albori degli anni di piombo, in Italia molti tra TV e giornali parlavano di "sedicenti" Brigate Rosse. Un artificio dialettico per negare l'identità politica di Curcio e compagni e far passare nell'opinione pubblica il messaggio che le Brigate erano rosse di nome, ma non di fatto. Gli anni e le indagini dimostrarono poi che le Br erano davvero "rosse". La loro esperienza e i loro riferimenti ideologici si inserivano appieno nella tradizione comunista. Come scrisse in un celebre articolo su il Manifesto, Rossana Rossanda parlando del linguaggio delle Br: "Sembra di sfogliare l'album di famiglia: ci sono tutti gli ingrediente che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria".
Oggi, seppur in un contesto assai diverso, mi sembra si stia ripetendo un'operazione simile a quella degli anni 70-80 anni in Italia. Di fronte agli attentati che sconvolgono l'Europa è in atto un tentativo di rimozione dell'identità religiosa e culturale dei terroristi. Non siamo ancora arrivati a parlare di "sedicenti" terroristi islamici, ma si tende, per esempio, a minimizzare la componente politico-religioso, accentuando invece altri aspetti della personalità di kamikaze e tagliagole: come la loro instabilità psichica o i loro precedenti penali. E nei titoli di giornali e TV dedicati a stragi e attentati raramente le parole Islam o musulmana vengono utilizzate e direttamente associate a quei fatti criminali. Lo sappiamo: le generalizzazioni sono sempre sbagliate. Islam non è ovviamente sinonimo di terrore e morte. Ma se non tutti i musulmani sono terroristi, e' anche vero che tutti i terroristi sono musulmani. È questo è un dato di fatto da cui non si può prescindere. C'è un legame diretto, decisivo e innegabile tra gli attentati di queste settimane e la guerra santa che l'Islam radicale predica. Padre Jacques è stato assassinato in quanto cristiano e quindi "infedele". Per questo e non per altro lo hanno sgozzato nella sua chiesa. E dunque definire "islamico" l'orrore consumato nella chiesa di Rouen non significa criminalizzare una religione. Ma rappresentare una realtà e avere la consapevolezza che i terroristi di Isis e del califfato trovano nell'Islam il loro collante ideologico e la legittimazione della loro strategia di distruzione. Le loro parole d'ordine fanno parte a pieno titolo di quell' "album di famiglia". Negarlo o minimizzarlo non solo non ha senso, ma è anche sbagliato, perché non aiuta a capire ciò che sta accadendo. Meglio dunque, anche a costo di irritare qualche sensibilità, chiamare le cose con il loro nome, sfuggendo alle ipocrisie e alle melasse politicamente corrette.
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