Il racconto delle sevizie su Giulio
per smentire le autorità egiziane

Giovedì 11 Febbraio 2016
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Caro direttore,
mi riesce a volte difficile capire fin dove arriva il diritto di cronaca e comincia il rispetto per la dignità delle persone.
Ad esempio, ogni volta che si descrive dove è stato trovato il dna sul corpo di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate uccisa, mi viene istintivo di esclamare: lasciatela riposare in pace ed ora, dopo l’ uccisione di Giulio Regeni, mi viene il dubbio se ripetere tutti i particolari macabri di quanto riscontrato sul corpo del giovane ricercatore di Fiumicello, non vada oltre il necessario ed insopprimibile diritto di cronaca.

Gino De Carli
Soranzen (Bl)

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Caro lettore,
lei pone un problema delicato e complesso. Non credo esista una regola valida per ogni situazione e mi riesce anche difficile rispondere per scelte fatte da altri giornali.
Nel caso della drammatica vicenda di Giulio Regeni, credo che sottolineare i particolari delle violenze inflitte al giovane friulano dai suoi sicari, non sia stato un accanimento o una gratuita spettacolarizzazione di macabri dettagli, ma servisse a dimostrare che Giulio è finito nelle mani di torturatori di professione, capaci di ogni nefandezza e che quindi la sua morte non può essere un episodio di criminalità comune come cercano di sostenere le autorità egiziane.
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