Il destino di Navalny era segnato: la sua morte spegne le illusioni di chi pensava di poter “usare” Putin

Domenica 18 Febbraio 2024
Caro direttore,
con Naval’nyj si allunga la macabra lista di oppositori morti in circostanze più o meno misteriose in quel grande Gulag che si è trasformata, oramai, la Russia di Putin. L’ombra di Putin, alla vigilia di elezioni che non vedono oppositori al suo regime, pervade il mondo democratico. Oggi la Russia è un regime dittatoriale e sul piano internazionale il dittatore Russo è il regista di tutti i conflitti che si stanno generando nel mondo, dal Medio Oriente all’ Africa. Sappiamo bene tutti che il nostro Naval’nyj era stato dichiarato morto nel momento stesso che rientrando i Russia, dopo il misterioso tentativo di avvelenamento, si era consegnato spontaneamente ai suoi carnefici nella colonia penale IK-3 definita come “Lupo polare”, a Charp, nel circondario autonomo Jamalo-Nenec, oltre il circolo polare artico. Non ha dunque alcuna importanza sapere se Naval’nyj è morto d’infarto o per un’ altro tentativo di avvelenamento. Il risultato non cambia.
Aldo Sisto

Caro lettore,
qualcuno ha detto che con la morte di Navalny, avvenuta in una colonia penale oltre il circolo polare artico, Putin si è tolto la maschera e ha mostrato il suo vero volto. Non sono d’accordo: quello che è accaduto all’oppositore più noto dello zar russo era prevedibile e forse inevitabile. Si trattava solo di sapere quando sarebbe successo. Perché questo era il destino di Navalny: avevano già cercato di avvelenarlo, non c’erano riusciti. L’hanno condannato per “estremismo” (sì, il reato è proprio questo), spedito in una prigione irraggiungibile e terribile dove doveva sparire. Ed è esattamente ciò che è accaduto. Ma questa è la sorte che è toccata a molti oppositori di Putin. Navalny è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie. L’ultima manifestazione di un potere sfrontato e irriducibile. Purtroppo per lungo tempo l’Europa a trazione germanica ha preferito fingere di non accorgersi di ciò che accadeva in Russia, della ferocia con cui Putin costruiva il suo regime dittatoriale. Poter disporre di gas a basso prezzo (la Germania non ha mai rivelato quanto pagasse il metano russo) era troppo importante, la real politik ancora una volta ha prevalso consentendo così a Putin di rafforzare il suo potere interno e di coltivare ambizioni imperiali. Poi è arrivata l’invasione dell’Ucraina e l’Europa si è improvvisamente risvegliata. Si è resa conto, pur senza ammetterlo chiaramente, di quale mostro aveva contribuito a creare ai suoi confini. Forse la morte di Navalny farà capire a qualcuno che ancora si illudeva di poter “usare” Putin che questo semplicemente non è possibile.
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