L'età degli italiani avanza: uno stato sociale da rivedere

Domenica 5 Marzo 2017
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Caro direttore,
volevo manifestare un certo disappunto su come in Italia si trattano gli anziani. Per ricoverare un anziano in una casa di riposo, bisogna avere minimo una pensione sui 1500 euro circa, per la cosiddetta tariffa alberghiera mensile. Quindi per gli extra ci devono pensare i familiari, se ci sono, se no amen. Per non parlare delle badanti, qui la cifra cresce molto di più. In Italia, non facendo più figli, la popolazione invecchia. Quindi crescono sempre più istituti per anziani, dove c'è un giro di soldi e posti di lavoro. Per essere assistiti gli ultimi anni di vita, tutto quello che resta dei risparmi, pensioni incluse, sarà donato alle case di riposo. Non bastava una cifra molto più bassa per rendere un vero servizio sociale all'anziano?
Francesco Pingitore
Belluno
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Caro lettore, 
negli ultimi decenni le aspettative di vita sono notevolmente aumentate. I nostri sistemi hanno prodotto un enorme sforzo sul piano socio-sanitario che ha fatto compiere un enorme balzo in avanti alla vita media di uomini e donne e ha persino modificato il concetto stesso di terza età e di vecchiaia. Ciò che si è sottovaluto è però il fatto che le persone vivendo di più hanno anche bisogno di sostegni e di forme di welfare nuove, adeguate ed accessibili. In altre parole: il come si vive di più non è meno importante del quanto si vive di più. C'è un problema di qualità della ultima parte della vita che le nostre società devono affrontare. E per farlo non basta ridurre le rette delle case di riposo (a spese di chi?) ma occorre riconsiderare il nostro concetto di stato sociale, sapendo che nel prossimo futuro le spese per il sostegno e l'assistenza agli anziani saranno una voce sempre più importante. 
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