La sfida italiana alla Ue e una strategia per l’uscita

Domenica 25 Settembre 2016
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Caro direttore,
le sorti del Belpaese dipendono dal rimanere o uscire dall’Europa. La maggioranza degli italiani ne ha fin sopra i capelli di Bruxelles, e delle sventure che ne sono seguite dopo l’estasi della vigilia. Non ci fosse stata la determinazione della sinistra orfana di un fallimento ideologico sancito dalla caduta del Muro di Berlino, e scalpitante per l’avventura europea appoggiata dai media e col contributo dello schieramento antagonista, avremmo evitato il declino mortale che ne è seguito e continua a perseguitarci. Almeno si fosse riflettuto quanto basta, come fece la Gran Bretagna che aderì senza cedere la sterlina. Con la lira avremmo avuto più libertà di manovra risparmiandoci la malasorte che ne è seguita. Penso che le prossime elezioni politiche si giocheranno sul tema, per cui sarebbe opportuno che le forze che intendono partecipare alla lotta di liberazione dall’euro, provvedano in tempo ad organizzarsi e attrezzarsi per vincere la battaglia da cui dipende il destino del Paese. 


Renzo Nalon
Dolo (Ve) 



Caro lettore,
aldilà degli sgarbi della signora Merkel e di monsieur Hollande, è evidente che questa Europa è totalmente inadeguata rispetto alle grandi sfide che ha di fronte a sé'. Dal canto suo l'Italia è tra i grandi Paesi quello che, di questa squilibrata ed egoistica politica, rischia di pagare il prezzo più alto. Anzi, per molti aspetti, lo sta già pagando tanto sul fronte economia quanto, soprattutto, sul fronte dell'immigrazione. In assenza di un deciso e chiaro cambio di rotta, credo che, realisticamente, l'Italia debba cominciare a chiedersi quale debba essere il suo ruolo in Europa. Il nostro è uno dei Paesi fondatori della Ue. L'Unione rimane una grande idea e un formidabile progetto politico. Ma se l'idea resta, il progetto è sempre più inaridito e privo di strategia, ripiegato sulla ragion di Stato tedesca e sulla miopia interessata del governo di Berlino e dei suoi satelliti. A questo punto credo che, senza isterismi ne estremismi, dobbiamo domandarci se ha senso che l'Italia continui a far parte di questa Europa o, almeno, della sua unione monetaria.
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