La crescita italiana e la realtà dei numeri

Mercoledì 24 Maggio 2017
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Caro Direttore
che ne pensa, crede alla crescita? I segnali di luce in fondo al tunnel sono davvero tali o dobbiamo aspettarci un tonfo dopo le politiche? Non è che detti segnali siano di autosostegno psicologico dell'attuale governo? Una sorta di iniezione di ottimismo per la gente ormai del tutto lontana dalla politica?
Arnaldo De Porti
Feltre


Caro lettore,
oltre che a pensare e credere, penso sia importante guardare i numeri. Eccone alcuni: rispetto al 2008 l'Italia deve recuperare ancora 7 punti di Prodotto interno lordo, la Germania l'ha invece migliorato di 6 punti. Questo per ciò che riguarda il passato. Ma il presente non è più confortante: il più 0,2% di crescita del primo trimestre italiano si confronta con il +0,5% dell'eurozona, mentre la nostra crescita dell'1% annua deve fare i conti con il 2% medio della Ue, con paesi come la Spagna che marciano al ritmo del 3%. Cosa significano questi pochi numeri? Che non solo l'Italia, rispetto ad altri Paesi, ha pagato un prezzo più alto alla crisi, ma, ciò che è forse peggio, noi ora che la crescita a livello continentale si sta consolidando, abbiamo il fiato corto, siamo fra i Paesi che faticano di più ad agganciare la ripresa e a goderne i frutti. Di fronte a un quadro del genere le iniezioni di ottimismo non servono a molto. Servirebbero iniezioni di riforme. Di scelte chiare. Di soluzioni rapide e credibili delle crisi bancarie. Di una cultura che valorizzi l'impresa e non la demonizzi. Purtruppo di tutto ciò all'orizzonte non si vede molto. Mentre qualcuno sembra convinto che la salvezza di questo Paese passi dalle mance assistenziali.
Ultimo aggiornamento: 13:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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