Gerusalemme, se l'Unesco non difende, ma cancella la cultura

Venerdì 21 Ottobre 2016
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Gentile direttore,
l'offensiva dell'ONU a scadenza settimanale contro Israele, non ha pause. Alcuni giorni fa, all'UNESCO è stata ratificata l'ennesima balla antistorica Il Muro del Pianto è arabo e che Gerusalemme è un sito solo musulmano e in particolare lo è il monte del Tempio col Muro del Pianto.

Questa è la prova provata, che mi farà riflettere ancora di più, sulle risoluzioni dell'Assemblea dell'ONU e di altre commissioni istituite ad hoc, quando si esprimono contro Israele. Che il mio Paese, e non è la prima volta, si sia astenuto dal voto con altre 25 nazioni, la dice lunga. Solo 24 nazioni, per la maggior parte arabe, hanno votato a favore e 6 contrarie (Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania e Estonia). Qui si è negata una verità storica, che non può cancellare l'innegabile, considerando la moschea di Al-Aqsa patrimonio sostanzialmente arabo. Il tutto dal punto di vista storico-artistico fa rabbrividire nonché arrabbiare. Roma, oltre ad essere foriera di ristoranti e bar ha degli splendidi ed unici monumenti storici, che hanno fatto della stessa caput mundi.

Ai nostri eruditi politici, faccio notare un' opera che descrive nei suoi bassorilievi la cacciata degli ebrei in catene da Gerusalemme: è l'arco di Tito (non lo slavo) autore della distruzione di Gerusalemme e del relativo Tempio, che gli ebrei chiamano Monte del Tempio, gli arabi chiamano la Spianata delle Moschee, costruite successivamente sui muri rimasti delle cinta difensive dell'antico Tempio di Gerusalemme, tra cui, sorge il Muro del Pianto, sacro agli ebrei, come tali spazi sono sacri ai cristiani per le molte azioni esercitate da Gesù Cristo in quel Tempio.


Giancarlo Parissenti 
Mestre



Caro lettore,
quel voto è semplicemente vergognoso. Ed è umiliante che l'Italia si sia astenuta su una mozione che, di fatto, nega con un colpo di spugna la storia della Gerusalemme ebraica. Quanto all'Unesco evidentemente questa meritoria istituzione ha mutato la propria missione: invece che difendere la cultura, ora il suo compito è cancellarla.
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