Galan fuori dalla Camera, doveva farlo prima e da solo

Sabato 30 Aprile 2016
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Egregio direttore,
contro la decisione della Camera dei Deputati di espellere il pregiudicato Galan, si sono scagliati alcuni compagni di partito dell’ex “doge”. Il deputato Francesco Paolo Sisto in Parlamento dal 2008, definisce la legge Severino «un mostro giuridico che non merita di sopravvivere... dal momento che la «Costituzione afferma i principi di non colpevolezza fino a sentenza definitiva e di irretroattività della legge penale». Il deputato Gregorio Fontana in Parlamento dal 2001, sostiene l'inapplicabilità della legge Severino in forza di «tre principi che sono alla base del nostro sistema costituzionale: la irretroattività della sanzione penale, il diritto elettorale passivo e l'autonomia del Parlamento» e, per di più, infliggendo «una ferita al principio della sovranità popolare».
Ma i deputati Sisto e Fontana dov’erano quando si discuteva la legge Severino approvata, è bene ricordarlo, con 480 sì (tra i quali quelli del partito in cui Sisto e Fontana militavano), 19 no e 25 astenuti. Erano, allora, fra i 19 contrari, e se sì, risultano agli atti loro dichiarazioni del tenore di quelle succitate? Oppure si sono pentiti e hanno cambiato idea, da quando la “Severino” ha toccato Berlusconi? Servirebbe un chiarimento. Altrimenti sarebbe proprio il caso di citare il proverbio il proverbio "un bel tacer non fu mai scritto.


Mario Ferrarese
Rovigo


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Caro lettore,
la legge Severino è solo lo strumento tecnico attraverso cui a Giancarlo Galan è stato imposto di lasciare il Parlamento. Potremmo discutere a lungo sui pregi e difetti di quella legge, ma resta il fatto che Galan, pur proclamando la sua innocenza, aveva patteggiato con la procura di Venezia una condanna a 2 anni e 10 mesi e una multa da 2,6 milioni. Credo che Galan, dopo il patteggiamento, avrebbe dovuto capire ( o qualcuno avrebbe dovuto convincerlo) che doveva fare un passo indietro e lasciare di sua spontanea iniziativa lo scranno di deputato. Come può sedere tra i rappresentanti del popolo un signore su cui pende una pena, definitiva, di quasi tre anni? E qui non c'entra la legge Severino e neppure il garantismo. E' sola una questione di dignità e di rispetto. Di sè, degli altri e delle istituzioni.
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