Emigro anch'io oltre confine in cerca di rispetto per il lavoro

Giovedì 10 Agosto 2017
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Leggo con ironia l'articolo apparso sulle pagine di Treviso del Gazzettino di domenica scorsadell'allarme lanciato da una delle tante inutili associazioni di categoria per l'ennesima azienda veneta che emigra in Alto Adige portando l'esempio di una start-up che presi i contributi ha pensato bene appena le stato possibile di abbandonare la terra natìa. 

Evidentemente hanno scoperto l'acqua calda e ciò nonostante insistono con le solite proposte fumose e inutili se non per favorire gli amici degli amici. E' sufficiente leggere il trafiletto a pag.12 del numero di martedì 8 c.m. una carenza ormai cronica per capire che i problemi sono più profondi e o si risolve il sistema impresa: giustizia, burocrazia, finanziamenti... oppure assisteremo impotenti a uno stillicidio d'imprese.

Dopo anni e anni di vessazioni ho deciso di mettere il naso oltre confine e ho capito che se voglio proseguire con il mio operato dovrò anch'io emigrare dove ci sia maggiore rispetto e attenzione per chi crea lavoro e innovazione. 


Maurizio Criveller
Treviso

Caro lettore, 
purtroppo nella denuncia c'è poca ironia e molta, comprensibile amarezza. Lei denuncia problemi e disparità antiche che la crisi ha accentuato, facendo emergere evidenti disparità tra regioni di uno stesso Paese. Pubblico la sua lettera con una speranza: che qualcuno abbia il coraggio e gli argomenti per risponderle e farle cambiare idea. Temo però che nessuno lo farà. Ma se accadesse il contrario, sarò contento di esser stato smentito.
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