La preside paladina dell'antimafia che nella sua scuola rubava cibi e pc e quel (piccolo) segnale di speranza

Martedì 25 Aprile 2023
La preside paladina dell'antimafia che nella sua scuola rubava cibi e pc

Egregio direttore
un'altra professionista dell'antimafia è stata presa con le mani nel sacco. Questa volta tocca alla signora Daniela Lo Verde, famosa preside di una scuola intitolata a Giovanni Falcone e già insignita del Cavalierato alla Repubblica per il suo impegno anti-cosche, che è stata filmata dalle telecamere piazzate dai carabinieri mentre faceva bassa di prodotti alimentari, pc e tablet donati alla scuola o acquistati con i fondi Ue. Quando andava in tv a parlare di anti-mafia si faceva chiamare "preside di frontiera". La frontiera della legalità che lei aveva da tempo varcato.


G.L.
Conegliano ( Tv)


Caro lettore,
ho sempre guardato con un po' di sospetto l'espressione "professionisti dell'antimafia".

Perché in qualche caso questa definizione è stata usata anche da ambienti collusi con le cosche per screditare tutti coloro che avevano fatto una chiara scelta di campo nei confronti delle organizzazioni mafiose, investendo le proprie energie per contrastare Cosa Nostra e ambienti ad essa vicini. È pero innegabile che in questi anni la cronaca ci ha messo di fronte a una serie di personaggi - l'ultima delle quali è la dirigente scolastica dell'Istituto Falcone nel quartiere Zen di Palermo - che hanno sfruttato il loro sbandierato impegno antimafia non solo per garantirsi apparizioni tv, riconoscimenti pubblici e corsie preferenziali, ma soprattutto per crearsi un'immagine che li mettesse al riparo, o per meglio dire, al di sopra di ogni critica, contestazione e sospetto. Del resto, chi si permetteva di interferire nelle scelte di questi paladini militanti della legalità o di dubitare della loro integrità, rischiando di essere poi additato come connivente delle cosche? Insomma: insospettabili se non intoccabili. E forti di questa corazza anti-mafia diversi di loro hanno approfittato per coltivare interessi illegali e criminali. Come non ricordare l'industriale siciliano Antonello Montante, che grazie proprio alla sua fama di nemico di Cosa Nostra aveva scalato i gradini di Confindustria diventando presidente regionale, salvo poi essere condannato a 8 anni e mezzo di carcere? O i vari e celebrati leader di associazioni anti estorsione e anti racket arrestati o finiti sotto inchiesta per i reati contro cui dicevano di combattere? Un quadro sconcertante e sconfortante. All'interno del quale però è possibile anche cogliere qualche comportamento di segno opposto. Non va infatti dimenticato che a denunciare la preside Lo Verde è stata una insegnante della stessa scuola. Che ha capito che qualcosa non funzionava e non ha avuto timore di andare contro la finta paladina antimafia. Un piccolo segnale di speranza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci