C'è sempre la vittima sul banco degli imputati

Sabato 6 Maggio 2017
17
Caro direttore,
a sentire certi tg e molti politici, l'Italia sarebbe il Paese più insicuro del mondo: furti, rapine, omicidi. Ma non è proprio così. Rispetto al resto dell'Europa, l'Italia resta una delle nazioni più sicure: la vera questione è che nel nostro Paese delinquere conviene perché anche se ti condannano, in carcere non ci vai quasi mai. E non per colpa dei magistrati, bensì per le carenze di una legge troppo permissiva che non dà la certezza della pena ai delinquenti.

Allora, come possiamo difenderci: mettendo mano alle armi? La difesa è legittima ma le armi sono inutili, lo confermano le statistiche: dove ci sono armi ci sono più morti e non soltanto tra i rapinatori. Ampliare eccessivamente le regole della legittima difesa può essere pericoloso oltre che inutile e quindi, prima di varare norme più severe è il caso di valutare bene tutti gli effetti, positivi e negativi, di eventuali norme. Concetto non messo in atto alla Camera, dove nella bagarre generale è passata una riforma della legge sulla legittima difesa che non piace a nessuno. Ma un merito c'è stato, quello di aver chiarito per sempre un dubbio fondamentale: le pistole possono essere pericolose, i pistola lo sono molto di più!


Silvano Lorenzon
Maserada sul Piave



Caro lettore,
quando si parla di sicurezza, il punto di vista da cui partire credo debba essere innanzitutto quello delle vittime. Nel nostro caso di coloro che, dopo essere stati costretti a tutelarsi davanti ai banditi entrati in casa, devono poi farlo anche davanti ai giudici. La domanda da cui partire è: se uno Stato non è in grado di garantire un livello di sicurezza adeguato e i malavitosi possono permettersi di entrare nelle case e cercare di fare piazza pulita, a pagarne le conseguenze deve essere il cittadino che, come è suo diritto, ha cercato di difendersi? A me pare un singolare modo di porre il problema. Come ha notato, con la consueta efficacia, Carlo Nordio sulle pagine di questo giornale, la filosofia su cui si regge una legge sulla legittima difesa andrebbe capovolta rispetto alla logica attuale. La legge dovrebbe indicare non i limiti entro cui il cittadino deve difendersi, ma quelli entro cui lo Stato può punire il cittadino che si è fatto carico di un compito, la sicurezza e la difesa della proprietà privata, che è proprio dello Stato. Il provvedimento approvato in Parlamento, oltre a introdurre l'astrusa differenza tra aggressione compiuta di notte o aggressione compiuta di giorno, continua invece a mettere il cittadino sul banco degli impuntati. Concedendogli solo qualche, piccola attenuante in più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci