Egregio direttore,
vorrei esprimere tutta la mia delusione nel leggere che si pensa di chiudere alle manifestazioni contro il green-pass anche le piazze di Conegliano e Castelfranco. Lasciatemelo dire che questa è una specie di dittatura nei confronti di chi vuol esprimere un dissenso contro una misura che non ti da nessuna certezza di non ammalarti dal Covid.
Si pensa di chiudere le piazze alle manifestazioni ma si lascia libere le persone di andare ai rave-party? Sinceramente non capisco più in che Italia si sta vivendo: fino all'altro giorno Report era la trasmissione simbolo adesso è diventata peggio di Topolino solo perché ha fatto vedere la realtà dietro ai vaccini? Giusto perché sia chiaro da che parte sto: io da lavoratore della sanità per tutto il settore avrei messo l'obbligo vaccinale senza se e senza ma.
Franco Sartori
Caro lettore,
posso comprendere la sua delusione, ma non esageriamo con i paragoni e con i termini.
Lei potrà obiettare che non esiste una prova certa della correlazione tra quelle manifestazioni e la maggior diffusione del virus. Vero, ma non può essere un caso che a Trieste, la città fulcro della proteste no pass e no vax, il rapporto tra popolazione e contagi sia nelle ultime settimane in assoluto il più alto d'Italia: 376 ogni 100mila abitanti, contro una media del resto del Paese intorno al 50. Tantopiù che in quelle manifestazioni le mascherine, nonostante l'ovvia assenza di ogni tipo di distanziamento, sono inesistenti: non le usa nessuno. La seconda ragione è che se esiste la libertà di manifestare deve esistere anche quella di esercitare liberamente la propria attività economica. E il susseguirsi nei fine settimana, ma spesso anche nei giorni feriali, di cortei no pass nelle piazze centrali delle città, sta mettendo in forti difficoltà gli esercizi commerciali dei centri storici. Chi non condivide il green pass, ha il diritto di protestare. Non può però pretendere che i suoi diritti cancellino tutti gli altri diritti.