Basta il buon senso a salvare
i falò e la qualità dell'aria

Martedì 5 Gennaio 2016
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Caro direttore,
forse è inutile, mentre scoppiano immensi incendi nel mondo, occuparsi dei focherelli di casa nostra, cioè dei falò che da tempi immemorabili bruciano sulla sinistra Piave. Sarebbe davvero inutile, se in questi ultimi giorni i fuochi della Befana non avessero richiamato le preoccupazioni di esperti, delle autorità e dei media. In un periodo eccezionale di bel tempo i falò, con i caminetti, sono diventati tra i principali fattori di inquinamento e di produzione di polveri sottili. E' davvero motivato questo allarme contro dei facili bersagli? Che dire poi dei provvedimenti adottati per circoscrivere le pericolose fiamme, come le autorizzazioni, le multe, le misure di un metro e mezzo di altezza e altri particolari il cui messaggio è quello di astenersi da un gioco particolarmente pericoloso? Non vi sono anche degli aspetti ridicoli in tutto questo? Infatti molti falò non si fanno. Nelle contrade contadine o in luoghi isolati dei paesi dove si preparava la festa del fuoco, vi sono ora abbandono e tristezza. Il falò, tradizione millenaria, era fonte di festa e di gioia, anche occasione per ripulire la campagna dalle sterparglie. Soprattutto era occasione di aggregazione, come lo fu tempo l'aiuto vicendevole e gratuito tra famiglie dei paesi e delle borgate. Qualche mese fa, al tempo della vendemmia, un abitante della Marca Gioiosa osò varcare i confini del proprio cortile per dare aiuto (forse per fare quattro chiacchere) a un amico occupato nella raccolta dell'uva. Fu sorpreso dai "controllori" che redassero un lungo verbale e comminarono 4.500 euro di multa. Qualcosa di simile sembra accadere anche per i falò. Seduti ai piedi di un vulcano (produzione industriale, inquinamento atmosferico e terrestre, trasporti, forse gli stessi cambiamenti climatici) stiamo guardando le ceneri e le braci. La prossima pioggerella, è quasi certo, scioglierà una montagna di chiacchere.

Luigi Floriani

Conegliano (Tv)

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Caro lettore,
è giusto ascoltare tutti e non arroccarsi sulle proprie certezze, ma bisognerebbe anche porre un freno, non arrogante ma deciso, a questa furia iconoclasta che prende di mira le tradizioni appellandosi di volta in volta a nuove e ineluttabili emergenze culturali, ambientali, religiose. I classici falò della Befana sono tra le ultime vittime di questa campagna sradicatrice. I fuochi, si dice, sono causa di inquinamento e i rilievi nell'atmosfera fatti all'indomani della notte dei falò sembrano confermarlo. Tuttavia fa un po’ sorridere che, in un mondo come il nostro, si criminalizzino i falò additandoli come uno degli orrori ecologici del nostro tempo. Credo basterebbe un po’ di buon senso da parte di tutti per riuscire a tutelare tradizioni e qualità dell'aria. Ma penso anche che non si debba chinare il capo di fronte a campagne che mortificano in modo insensato la storia di un popolo e la sua secolare identità.
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