Egregio direttore,
la democrazia è come la perfezione: si può solo concepire, perché nulla è perfetto. La nostra è ancor più scadente perché, in seno ad essa, agiscono gruppi di potere che creano le oligarchie e che alimentano la lotta intestina tra i poteri dello Stato per l'esercizio delle funzioni e per l'acquisizione del predominio e del comando. L'ordinamento giuridico di uno Stato è la Costituzione. La nostra è superata ed è fuori momento storico, è asfittica ed è fatta per non governare.
Michele D'Adderio
Scorzé (Ve)
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Caro lettore,
la parola democrazia in molti Paesi occidentali è diventata ormai sinonimo di ingorgo decisionale. Le democrazie non soffrono per l'esistenza di troppi gruppi di potere, ma per l'assenza di veri poteri riconosciuti e legittimati a decidere nell'ambito di un sistema di regole chiare e condivise. Ci si chiederà: perché si è arrivati a questo? La risposta è insieme semplice e complessa: perché mentre il mondo, incalzato dalla globalizzazione, è cambiato a una straordinaria velocità, le democrazia, soprattutto quelle più antiche e consolidate, non hanno avuto né la forza né il coraggio di cambiare. Non si sono poste il problema di nuove regole e di nuove forme di rappresentanza. Con un'espressione un po' banale si potrebbe dire che hanno peccato di pigrizia e superbia. E sono diventate inefficienti, cioè incapaci di affrontare e risolvere realtà sociali ed economiche sempre più complesse.
Continuo a pensare che la crisi della democrazia, che è una delle grandi questioni del nostro tempo, non abbia come inevitabile ricaduta l'emergere di sistemi dittatoriali. L'Europa in particolare è, da questo punto di vista, vaccinata dalla sua storia. Ma non per questo questa crisi va sottovalutata. L'affermarsi di democrazie sempre più deboli ed apparenti non è un rischio meno preoccupante. Ma per affrontarlo servono coraggio e capacità di leadership, che sono le qualità che hanno consentito nel Ventesimo secolo alla democrazia di garantire progresso e crescita in tanti paesi. Purtroppo di leader all'orizzonte se ne vedono molto pochi. E di leader coraggiosi ancor meno.
Ultimo aggiornamento: 14:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA la democrazia è come la perfezione: si può solo concepire, perché nulla è perfetto. La nostra è ancor più scadente perché, in seno ad essa, agiscono gruppi di potere che creano le oligarchie e che alimentano la lotta intestina tra i poteri dello Stato per l'esercizio delle funzioni e per l'acquisizione del predominio e del comando. L'ordinamento giuridico di uno Stato è la Costituzione. La nostra è superata ed è fuori momento storico, è asfittica ed è fatta per non governare.
Michele D'Adderio
Scorzé (Ve)
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Caro lettore,
la parola democrazia in molti Paesi occidentali è diventata ormai sinonimo di ingorgo decisionale. Le democrazie non soffrono per l'esistenza di troppi gruppi di potere, ma per l'assenza di veri poteri riconosciuti e legittimati a decidere nell'ambito di un sistema di regole chiare e condivise. Ci si chiederà: perché si è arrivati a questo? La risposta è insieme semplice e complessa: perché mentre il mondo, incalzato dalla globalizzazione, è cambiato a una straordinaria velocità, le democrazia, soprattutto quelle più antiche e consolidate, non hanno avuto né la forza né il coraggio di cambiare. Non si sono poste il problema di nuove regole e di nuove forme di rappresentanza. Con un'espressione un po' banale si potrebbe dire che hanno peccato di pigrizia e superbia. E sono diventate inefficienti, cioè incapaci di affrontare e risolvere realtà sociali ed economiche sempre più complesse.
Continuo a pensare che la crisi della democrazia, che è una delle grandi questioni del nostro tempo, non abbia come inevitabile ricaduta l'emergere di sistemi dittatoriali. L'Europa in particolare è, da questo punto di vista, vaccinata dalla sua storia. Ma non per questo questa crisi va sottovalutata. L'affermarsi di democrazie sempre più deboli ed apparenti non è un rischio meno preoccupante. Ma per affrontarlo servono coraggio e capacità di leadership, che sono le qualità che hanno consentito nel Ventesimo secolo alla democrazia di garantire progresso e crescita in tanti paesi. Purtroppo di leader all'orizzonte se ne vedono molto pochi. E di leader coraggiosi ancor meno.
