Aborto, difesa della vita e le scelte del giornale

Mercoledì 8 Marzo 2017
10
Caro direttore,
l'enfasi data con le prime pagine di alcuni giornali alla notizia di un para-pellegrinaggio per poter abortire mi ha lasciato molto perplesso! Ventiquattro gli ospedali girati per poter avere l'intervento sono ampiamente sufficienti per rendere la notizia incredibile, a meno che a quel figlio, pur dal ventre materno, si voglia attribuire una indiretta e tale capacità comunicativa con gli interlocutori da convincerne ben ventitré sul proprio diritto a nascere.

Perché, mi chiedo, tanto spazio ad una notizia anonima e vecchia di un anno? Perché presentare la stessa al rovescio, visto che la legge 194 non promulga il diritto all'aborto, ma dispone invece di attuare tutte le iniziative necessarie per evitarlo? Nei giorni scorsi, una donna di 38 anni e madre di due figli, da poco incinta e con tanto di certificato attestante il suo stato, prima di entrare nel reparto IVG dell'ospedale di Pordenone si è fermata e lo ha strappato. Mi chiedo e le chiedo, quale fra le due notizie era o è da prima pagina? Non è forse ancor giunta l'ora di invertire rotta abbandonando ipocrisie sui diritti civili che portano alla morte e reimmettendo percorsi costruttori di futuro partendo dal riconoscimento della sacralità della vita umana?

Franco Trevisan
presidente Centro Aiuto
per la vita di Pordenone


Caro lettore,
mi permetta di dirle che faccio questo lavoro da un tempo sufficientemente lungo per sapere che ciascuno considera da prima pagina le notizie che coincidono con i propri interessi o le proprie convinzioni. Lei è naturalmente libero di considerare la notizia incredibile o esagerata la sua collocazione sul giornale. Il fatto 
però che sia stata ripresa con grande rilievo da molti media nazionali dimostra forse che la nostra scelta non è stata né del tutto sbagliata né eccessiva. Quanto al resto, personalmente non ho dubbi sulla sacralità della vita e non ho mai neppure pensato all'aborto come a un diritto civile. Ma sono anche cittadino di uno Stato che si è dato una legge, la 194, che se non promulga prevede comunque il ricorso all'aborto, pur entro certi limiti. E penso che se esiste una legge, uno Stato deve fare in modo che essa venga applicata. Nel rispetto di chi esercita l'obiezione di coscienza ma anche delle donne che, con scelta certamente sofferta, decidono di interrompere la gravidanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci