Dalla Polonia a Roma per dire
grazie a Giovanni Paolo II

Sabato 26 Aprile 2014
Dalla Polonia a Roma per dire grazie a Giovanni Paolo II
A casa Burzynsky tutto parla di Giovani Paolo II. Taddeo e Anna sono arrivati a Roma, nei primi anni Novanta, da Lublino, sede della famosa universit cattolica dove insegn anche Karol Wojtyla, nella Polonia orientale.

Erano gli anni del regime comunista, con le file per comprare da mangiare o per prendere un paio di stivali per affrontare il gelido inverno e gli attacchi per l’essere cattolici praticanti.



In questo clima, l’arrivo di un Papa polacco è stato un barlume di speranza per loro e per tutta la nazione e, appena arrivati a Roma, hanno subito cercato di incontrarlo, grazie alla comunità dei polacchi che si ritrova presso la chiesa di S. Stanislao alle Botteghe Oscure, la stessa che papa Francesco visiterà domenica 4 maggio prossima.



I Burzynsky, impegnati con la Commissione Famiglia della Conferenza Episcopale polacca, hanno oggi tre figli, Annamaria, 20 anni, Emmanuel 12, e Miriam, quasi 8, l’unica della famiglia a non aver conosciuto personalmente il papa polacco ma che si commuove ogni volta che se ne parla in casa. Vivono in zona Colli Albani, in un appartamento pieno di immagini di Giovanni Paolo II, tra le foto che li ritraggono insieme nelle numerose volte che hanno avuto occasione di incontrarlo e altri momenti cari alla memoria di tutti. Da Anna e Taddeo novelli sposi benedetti in udienza, a quella volta che la piccola Annamaria, nel 1996, in occasione del 50° anniversario di sacerdozio del Papa, riuscì a farsi largo tra la folla e a correre tra le braccia di Wojtyla che la accolse sotto al suo mantello, e poi tante altre ancora.



La testimonianza. «Nonostante la folla, ogni persona era speciale per il papa – ricorda Taddeo- . Riusciva a dare a tutti una grande attenzione. Veniva spontaneo aprire il cuore davanti a lui. La sua santità era palpabile. Per noi era un orgoglio nazionale avere un Papa polacco, e lui ha fatto molto per portare la Polonia al rinnovamento politico e religioso».



«Era polacco, ma è stato il Papa di tutti – aggiunge Anna, che ricorda anche quella volta che ha avuto occasione di confessarsi con lui -. Gli parlai del mio impegno per le famiglie e lui mi spronò ad andare avanti perché la famiglia stava vivendo un momento di crisi nel mondo e c’era bisogno di riportare al centro le cose essenziali, di ritrovare il senso del matrimonio».



E tra i doveri di una famiglia, c’è quello dell’accoglienza e dell’ospitalità. Lo sanno bene i Burzynsky, che già per la beatificazione del 2011 si ritrovarono in casa 20 pellegrini provenienti chi dalla Polonia, chi da dalla Germania, chi, addirittura, dagli Stati Uniti. E stavolta non saranno da meno. I coniugi Starosielec sono già arrivati da Varsavia, per essere più vicini al Papa anche se sanno che rischiano di vederlo solo da un maxischermo.



«Ma quello che ha fatto per noi, per tutta la Polonia, quello che ha rappresentato per le nostre vite, non è niente in confronto all’alzataccia che ci aspetta. Perciò saremo felici di essere in piazza San Pietro per dirgli grazie», dichiarano Romuald e Barbara sorridendo.



Ai Burzynsky andrà bene: il piccolo Emmanuel canta nel Coro della Cappella Sistina e potrà portare tutta la famiglia vicino a papa Francesco. Ma anche da più lontano la loro fede e la loro riconoscenza per Giovanni Paolo II sarebbe stata forte.
Ultimo aggiornamento: 14:57

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci