Variante Eris, casi in frenata: cosa succede ora? La mutazione Pirola preoccupa (ma in Italia non è arrivata)

Domenica 24 Settembre 2023 di Simone Pierini
Variante Eris, casi in frenata: cosa succede ora? La mutazione Pirola preoccupa (ma in Italia non è arrivata)

Cosa sta succendo in Italia in tema di contagi? La variante Eris continua a preoccupare? Arriveranno nuove varianti? I vaccini nuovi funzionano? Sono alcune delle domande che ricorrono in queste settimane legate all'aumento dei casi Covid registrati.

I numeri continuano ad essere in aumento, con l'indice Rt che si trova sopra quota 1 (1,08), ma l'ultima settimana inizia a presentare una tendenza al ribasso. Una prima frenata della crescita dei nuovi casi di Covid-19 in Italia dopo 5 settimane. L'ondata Eris potrebbe quindi essere in fase di discesa ma l'attenzione degli esperti è rivolta alle nuove varianti in circolazione in altri paesi. La più attenzionata è la variante Pirola, ad oggi non pervenuta in Italia. 

 

La frenata di Eris

I contagi sono infatti aumentati del 17% in sette giorni rispetto al +44% della settimana precedente. Un dato positivo, sia pure da considerare con cautela, che emerge dall'ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute, e che si accompagna all'andamento dei ricoveri che è ad oggi sotto controllo, non registrandosi alcuna pressione sulle strutture ospedaliere. Un quadro rassicurante, dunque, ma che lascia sul tavolo alcuni nodi da chiarire, a partire dalla gestione dei soggetti positivi a scuola.

Variante Eris e Pirola

Eris si conferma la variante di sars-Cov.2 predominante in Italia, mentre non è stata ancora rilevata Pirola. Secondo il report di monitoraggio settimanale Covid-19, a cura del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità, al 18 settembre «non risultano depositati nella piattaforma I-Co-Gen sequenziamenti attribuibili al lignaggio di recente designazione BA.2.86, oggetto di monitoraggio da parte di Ecdc e organizzazione mondiale della sanità, caratterizzato dalla presenza di numerose mutazioni nella proteina Spike». Si osserva, invece, «una predominanza di sequenze riconducibili a EG.5», arrivata al 34,2%. I dati ad oggi disponibili mostrano che i vaccini di nuova formulazione, basati su XBB.1.5, presentano una buona risposta anche contro EG.5.1, evidenzia il report. Si conferma «la cocircolazione di ceppi virali ricombinanti omicron riconducibili a XBB, di cui il 17,9% XBB.1.5». Nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre, EG.5.1 «è risultato il sotto-lignaggio più frequente (13,6%). In espansione XBB.1.5.70 e GE.1».

La mutazione Pirola

Si chiama BA.2.86, o variante Pirola, e a fine agosto era segnalata in 7 Paesi (5 in Europa, uno in Africa e uno nelle Americhe) e dimostra come «il potenziale impatto dell'elevato numero di mutazioni è ancora sconosciuto e in valutazione». Quanto è diverso rispetto ai ceppi precedenti? Quali sono i sintomi finora? E dovremmo preoccuparcene? Conosciuta scientificamente come BA.2.86, la variante, un nuovo spin-off di Omicron, sta allarmando gli esperti a causa di 35 mutazioni sulla sua proteina spike, la parte del virus che i vaccini Covid sono progettati per colpire. I virologi hanno avvertito che è troppo presto per individuare in modo affidabile se BA.2.86 presenta nuovi sintomi specifici, gli scienziati stanno ancora analizzando i casi scoperti di recente. Tuttavia, se si comporta come gli altri discendenti di Omicron, potrebbe avere alcuni segnali rivelatori a cui prestare attenzione. 

Le nuove regole

Una circolare del ministero è attesa a breve, ma intanto il ministro Orazio Schillaci traccia la linea indicando che la priorità è quella di proteggere i più fragili e, quindi, i bambini positivi sintomatici è bene che restino a casa. L'andamento epidemiologico è fotografato dal monitoraggio settimanale: i contagi salgono leggermente facendo registrare 36.081 casi nel periodo 14-20 settembre con una crescita del 17,3% sulla settimana precedente, quando si era registrato un balzo a 30.777 casi con un aumento del 44% sul periodo precedente.

Incidenza e Rt

L'incidenza, calcolata su casi notificati dal giovedì al mercoledì, è di 61 per 100mila abitanti contro 52 del monitoraggio precedente. L'indice di trasmissibilità (Rt) al 12 settembre è pari a 1,08, in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente ma ancora sopra la soglia epidemica. I deceduti sono 117 (+18,2%) ed i tamponi effettuati sono stati 232.664 (+12,5%), con un tasso di positività al 15,5% (+0,6%). Ma il dato ritenuto più indicativo è appunto quello dell'occupazione ospedaliera che, al momento, non desta preoccupazione: i tassi di malattia grave (ricovero, ricovero in terapia intensiva e decesso), rileva il monitoraggio, sono infatti stabili o in lieve diminuzione in tutte le fasce d'età e nonostante un ulteriore lieve aumento, l'incidenza di nuovi casi Covid in Italia «si mantiene bassa» e «l'impatto sugli ospedali resta limitato». In particolare, l'occupazione dei posti letto in area medica al 20 settembre risulta al 4,1% contro il 3,8% del 13 settembre per un totale di 2.533 ricoverati.

I dati delle Regioni

L'Emilia Romagna è in testa con 466 posti letto occupati in area medica, seguita dal Veneto con 236, la Toscana con 204, la Lombardia con 196, il Piemonte con 195 e il Lazio con 191. In Terapia Intensiva l'occupazione al 20 settembre è invece dell'1% dallo 0,9% del 13 settembre, con 91 ricoverati su un totale di 8.861 posti letto. In testa la Calabria con 12 ricoveri seguita, con 11, da Emilia Romagna e Lazio. I dati della settimana, spiega il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, «vanno nella direzione di un rallentamento dell'incidenza dei nuovi casi e, cosa che interessa di più, resta molto limitato l'impatto sugli ospedali».

I vaccini

Inoltre, i dati ad oggi disponibili mostrano che i vaccini di nuova formulazione, basati su XBB.1.5, presentano una buona risposta anche contro EG.5.1 ( Eris), il sotto-lignaggio dominante. In questo contesto, e con la campagna vaccinale ormai alle porte, ribadisce Schillaci in un'intervista al Corriere della Sera, la «priorità è proteggere i fragili». Per questo, rispetto alla frequenza scolastica, chiarisce, «stiamo studiando delle raccomandazioni che permettano di andare a scuola tranquillamente, senza ritornare alle misure restrittive di una volta, non più necessarie. Stiamo lavorando per arrivare a un documento congiunto che contenga queste raccomandazioni». In ogni caso, è la linea del ministro, «i pazienti e bambini sintomatici devono stare a casa, come per qualsiasi malattia respiratoria contagiosa, il tempo necessario perché la positività venga meno; sono contagiosi soprattutto nei primi cinque giorni. Quello che stiamo ancora valutando è il comportamento di fronte a positivi asintomatici. Stiamo valutando se - conclude - adottare raccomandazioni in base al contesto, cioè in base alla presenza di soggetti fragili, o in assoluto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci