Terrorismo, 007: «Per Italia rischio sempre più concreto»

Lunedì 27 Febbraio 2017
Terrorismo, 007: «Per Italia rischio sempre più concreto»
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«È sempre più concreto» il rischio che alcuni soggetti «radicalizzati in casa» decidano di non partire verso Siria ed Iraq determinandosi «a compiere il jihad direttamente in territorio italiano». Lo segnala la relazione annuale dell'intelligence inviata oggi in Parlamento, che parla di «pronunciata esposizione dell'Italia alle sfide rappresentate dal terrorismo jihadista.

Forse proprio per questo stamani il premier Paolo Gentiloni, accompagnato dal direttore del Dis Alessandro Pansa ha deciso di convocare una vera e propria conferenza stampa per presentare la relazione. Il premier ha sottolineato che l'Italia è esposta al rischio terrorismo da tempo ma ha anche aggiunto che "il 2017 potrebbe essere l'anno della sconfitta in campo aperto di Daesh, uno scenario che potrebbe cambiare il quadro".

Radicalizzazione in casa. I "radicalizzati in casa", evidenzia la relazione, sono dediti ad «attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line, impegnati in attività di proselitismo a favore di Daesh e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato». Ma a causa delle crescenti difficoltà ad arrivare in quelle aree, questi soggetti potrebbero decidere di non partire e colpire qui. I servizi citano in proposito il caso - emerso nel corso dell'inchiesta "Terre vaste" - di uno straniero, partito dall'Italia nel 2015 verso il Califfato, che aveva esortato elementi presenti sul territorio nazionale a non raggiungere Siria o Iraq ma, piuttosto, agire in Italia.
Sui cosiddetti lupi solitari incide anche la situazione economica: "Alcuni di questi soggetti - denuncia l'intelligence - decidono di non partire a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il te­atro siro-iracheno, determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano". "In prospettiva, alla flessione delle partenze di foreign fighters dal territorio nazionale potrebbe corrispondere un aumento del rischio di attacchi domestici'.

Al riguardo, rilevano soprattutto legami fami­liari, rapporti amicali ed esperienze condi­vise di devianza negli ambienti delinquen­ziali e nelle strutture di detenzione".

Attacchi domestici. Dunque, in Italia come in altri paesi europei, «alla flessione delle partenze di foreign fighters dal territorio nazionale potrebbe corrispondere un aumento del rischio di attacchi "domestici" da parte di una o più persone legate» da amicizia o parentela. La relazione sottolinea quindi la «pressante campagna intimidatoria» jihadista nei confronti dell'Italia, con immagini che ritraggono monumenti e lo stesso Papa: il tema dominante si è confermato quello dell'attesa della conquista di Roma. Gli 007 segnalano tuttavia i «successi "intangibili"» del dispositivo nazionale di prevenzione, dimostrati dal pacifico svolgimento di eventi di vasta portata internazionale e valenza simbolica con l'Expo ed il Giubileo.

Italia obiettivo di due frange. Oltre a rappresentare un «potenziale target di attacchi diretti», l'Italia potrebbe costituire «un approdo o una via di fuga verso l'Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi». Lo segnala sempre la relazione annuale dell'Intelligence al Parlamento. Il territorio nazionale, inoltre, potrebbe costituire «una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi, come verosimilmente accaduto nel caso dell'attentatore di Berlino, Anis Amri».

Rischio attentati chimici. «Il rischio di attacchi Cbrn, ovvero con armamento chimico-batteriologico-radiologico-nucleare, da parte di organizzazioni terroristiche permane alla costante attenzione della Comunità internazionale e degli Apparati di intelligence di tutto il mondo». È quanto sottolinea la Relazione dei Servizi. «Daesh - si legge nel rapporto - ha evocato la possibilità di attacchi terroristici con aggressivi chimici, sebbene le capacità di guerra chimica dell'organizzazione siano parse limitate ad una produzione artigianale dell'agente vescicante. Si ricorda che Daesh, dalla fine del 2015, contestualmente all'intervento russo in Siria e all'incremento dei raid aerei della Coalizione internazionale ha subìto un progressivo ridimensionamento, territoriale, nella dirigenza - con l'eliminazione di esponenti di spicco, a partire dal portavoce Abu Mohammad al Adnani - e nelle risorse economiche».

Bambini i nuovi kamikaze. «I "leoncini del Califfato" rappresentano un elemento chiave nell'orizzonte strategico dell'organizzazione di al Baghdadi. Nel corso del 2016, in corrispondenza con gli arretramenti territoriali di Daesh, ha assunto maggior rilievo nella propaganda il ruolo dei bambini quale garanzia di continuità del progetto califfale e della prosecuzione del jihad per la conquista di "Damasco, Baghdad, Gerusalemme, Mecca, Dabiq, di Roma e dell'Andalusia". È quanto emerge dal dossier.
«In questo contesto - sottolinea il rapporto - si inseriscono i numerosi video che ritraggono, ad esempio, giovani seduti tra i banchi di scuola o nei campi di addestramento, ma anche mentre compiono efferate esecuzioni di nemici dell'Islam». «Al di là delle strumentalizzazioni mediatiche, la costante esposizione dei minori a così elevati livelli di violenza, unita al forte condizionamento ideologico subìto nella fase di formazione, concorre a delineare una minaccia di lungo periodo», conclude il testo relativo a minori e jihad.

Balcani un hub per reclutamento. «Il quadrante balcanico ha continuato a rappresentare nel 2016 una sorta di hub per il reclutamento di foreign fighters e safe haven per combattenti di rientro dai teatri di crisi mediorientali». Lo scrivono i responsabili dell'Intelligence all'interno della 'Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2016', presentata oggi a Palazzo Chigi. Si tratta di «una diffusa rete di comunità musulmane radicali con forti legami con la diaspora all'estero, anche in Europa», che «ha agevolato l'opera di proselitismo e la partecipazione al conflitto siro-iracheno di numerosi individui di origine balcanica, nonché favorito lo sviluppo di network di supporto logistico, sfruttati da migliaia di combattenti in transito da Paesi europei (Italia inclusa) per raggiungere i gruppi jihadisti in Siria e Iraq».

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 19:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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