«Soldi ai migranti per tornare a casa»: il piano del Viminale

Martedì 25 Luglio 2017 di Cristiana Mangani
(foto Ansa)
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Governare i flussi migratori e farlo in Africa. Ma anche aiutare tutti coloro che vogliono tornare nella loro terra d'origine volontariamente. Sono i punti chiave del documento che è stato firmato ieri a Tunisi, a conclusione dell'incontro del Gruppo di contatto Europa-Africa, al quale ha presenziato il ministro dell'Interno Marco Minniti.

«Un altro passo avanti è stato fatto - ha dichiarato il responsabile del Viminale - non era semplice coinvolgere altri Paesi africani, invece alla Tunisia e alla Libia, si sono aggiunti anche l'Algeria, il Niger, il Mali e il Ciad che sono Paesi chiave per il controllo della rotta del mediterraneo centrale. Si tratta di governare i flussi e di farlo in Africa, con progetti di sviluppo di lungo e medio periodo e farlo con interventi che consentano di avere dei centri di accoglienza che prevedano il rispetto dei diritti umani». Per il ministro «è molto importante che si sia deciso un passo che va nella direzione dei rimpatri volontari assistiti, offrendo opportunità di vita a coloro che hanno affrontato la sfida dell'attraversamento del deserto. Ecco è una opzione molto impegnativa, strategicamente decisiva».

GLI AIUTI
Fino a questo momento sono state 5000 le persone che hanno scelto di tornare a casa con il rimpatrio volontario assistito. Una procedura che avviene sotto l'egida dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che è operativa già da tempo, ma che il Viminale spera di poter incentivare. L'obiettivo è di convincere i migranti a non affrontare la traversata sui mezzi di fortuna messi a disposizione dei trafficanti di esseri umani. In cambio, ottengono circa tremila euro: 500 più il biglietto aereo subito prima della partenza, e poi, una volta rientrati nella terra d'origine, ci sarà l'Oim ad aiutarli ad aprire un'attività commerciale, o a incentivare un'attitudine artigianale.

L'incontro di ieri ha ribadito anche quanto sia importante una stabilizzazione della Libia, a cominciare dalla funzione di controllo della Guardia costiera libica che è supportata da una nave militare italiana della Guardia di finanza, da giorni al confine con le acque territoriali. E potrebbe essere questa la ragione per la quale, sebbene gli arrivi siano diventati oltre 93 mila, l'indice di aumento rispetto allo scorso anno sia ora diminuito al sei per cento. «Ciò vuol dire - ha aggiunto Minniti - che in qualche modo si può dare un segnale, è possibile salvare e controllare le acque territoriali, è possibile pensare a condizioni di accoglienza in Libia nel rispetto dei diritti umani ed è possibile pensare anche a dei rimpatri volontari assistiti verso i Paesi di provenienza. E' la strategia da seguire».

Altra cosa, invece, sono i rimpatri forzati che vanno molto a rilento, anche per la difficoltà di far riaccettare i profughi dagli Stati d'origine. Per questo l'incontro di Tunisi è stato considerato importante. Perché, sebbene l'Europa abbia messo a disposizione soli 200 milioni di euro per incentivare le iniziative in Africa, sono diversi i paesi europei che si sono detti disposti a investire altro denaro nel progetto, dalla Germania all'Estonia.
IL DIKTAT

Sempre nella giornata di ieri, si è svolta una nuova riunione con i tecnici italiani negli uffici di Frontex a Varsavia, dove «è stata presentata una proposta per un nuovo approccio globale per la gestione integrata dei confini marittimi europei, che costituirà la base per i futuri incontri». Mentre oggi pomeriggio si terrà l'incontro al Viminale con i rappresentanti delle Ong impegnate in mare, alla presenza di Guardia Costiera e Farnesina. All'ordine del giorno il Codice di condotta con cui l'Italia vuole regolamentare la delicata materia dei soccorsi delle navi umanitarie, che realizzano oltre un terzo degli interventi totali.

Improbabile l'ok di tutte le organizzazioni, Medici senza frontiere, Save the children e altre straniere tra cui Moas, Sea-Eye, Jugend Rettet, Proactiva Open Arms.

In particolare è difficile per le Ong digerire la polizia a bordo e l'impegno a non fare trasbordi. Minniti intende però far passare la linea di lasciare alla Guardia costiera libica il compito di intervenire nella propria area di ricerca e soccorso, nonché di dare mano libera agli investigatori perché, ha spiegato, «un Paese serio prende tutte le misure per coniugare salvezza delle vite ed esigenze di sicurezza».

Ultimo aggiornamento: 20:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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