Sergio, Caterina, Pietro: lo strazio di genitori e nonni «Non viviamo più»

Venerdì 26 Agosto 2016 di Raffaella Troili
Sergio, Caterina, Pietro: lo strazio di genitori e nonni «Non viviamo più»

dal nostro inviato
AMATRICE La natura che fa strage di bambini fa paura anche ai soccorritori, incrina fedi, lacera e gonfia di lacrime gli occhi di chi è abituato a ingoiare dolore, a stare da tempo in prima linea. Don Savino D'Amelio, per esempio, ieri faceva su e giù tra l'obitorio allestito all'aperto e il viale che portava al centro operativo allestito ad Amatrice e lungo la strada un po' respirava e un po' lasciava libera di scendere una lacrima. Ma non aveva scampo, il parroco di Amatrice , lungo la strada c'era un paese da consolare, tanti genitori e nonni senza più una ragione di vita. I figli, i nipoti. Li conosceva tutti don Savino. C'era Sergio, di 13 anni, viveva a Rocchetta, una piccola frazione, anche lui inghiottito dal boato che devastato un paese. «Era vivace, splendido, pensava alla vita, al futuro. Era appassionato di animali, dava una mano al papà in campagna». Don Savino deve dar pace ma non ne ha.

IL PELLEGRINAGGIO
«Ha fatto la cresima quest'anno - ricorda - ho parlato con il padre Eugenio, la fede viene a crollare, mi ha detto: un mese fa l'ho portato al Santuario di Loreto, questa è la grazia che mi ha fatto la Madonna». Don Savino si ferma, affaticato a pensare, poi riprende: «Però hanno Sara l'altra figlia».

 

Il tempo di fare pochi metri ed ecco una donna più avanti negli anni, avrebbe voluto veder crescere la nipote, sono i nonni di solito ad andarsene e pure lei non si dà pace. Per ricordare tutti i piccoli morti che ha visto ha bisogno di toccarsi le dita, premerle nervosamente. Orietta e suo figlio Pietro, 7 anni o poco più, sono rimasti sotto le macerie. Salvi il marito e un'altra figlia. «Bambini di Amatrice che abitavano a Roma».

Ogni ragazzino ha un volto e un nome per lui. Non quello, straziato, irriconoscibile che rimandano le immagini del pc ai piedi di un albero nell'obitorio allestito in quella che era una casa di cura, un secolo fa un alloggio per bambini orfani.

IL PAESE FANTASMA
«C'era Caterina, la figlia del macellaio di Amatrice, anche lei ha fatto la cresima quest'anno», don Savino snocciola ricordi, alla fine comincia a confondere famiglie, cognomi, ha visto troppi morti, ha benedetto una dozzina di bambini, tanti giovani, una piccola di 18 mesi. «I volti sfregiati, troppo straziante riconoscere così le salme» e torna a guardare da un'altra parte, perché c'è da fare e consolare. Abbracciare e sostenere. Chi ha perso i propri cari, specie se piccoli. Perché c'erano tutti per questo scorcio di fine estate nelle case dei nonni, per la festa degli spaghetti all'Amatriciana, perché era bello ritrovarsi a fine stagione. Famiglie straziate, in un paese fantasma, dove ieri si raccoglievano ancora vittime e il sisma faceva crollare un altro pezzo della scuola elementare.
Daniela, seduta su una panchina, ripeteva: «Abbiamo perso tutto, c'è solo da ricominciare da zero, non qui».

SPERANZE INFRANTE
Suo cugino ancora non sa che i suoi due gemellini di 7 anni non ci sono più. E' ricoverano in ospedale assieme alla moglie. «Avevamo sperato, perché uno dei due non si trovava, ma non è vero; sull'elisoccorso non hanno caricato nessuno, non c'è speranza, è solo che i genitori non ci sono e noi abbiamo poche notizie».
Nel parco giochi all'inizio della città, invaso dalle tende dei volontari si affacciano papà imbarazzati con bambini per mano, in cerca di briciole di normalità, quando ancora la terra trema, i mezzi pesanti non passano in stradine di paese un tempo incantate. Per un bambino salvato tra gli applausi, ce ne sono altri per cui i genitori hanno smesso di sperare. Il sindaco Pirozzi punta a far partire regolarmente la scuola, parla di container, ma tutto intorno non c'è traccia di vita. «Le scosse ancora continuano, le persone sono stanche e percepiscono in modo sempre più drammatico ogni evento», spiega Loretta Gasparri, medico Cisom dell'Ordine di Malta.

Ha la pellaccia, è stata ovunque prova a calmare chi va nel panico quando una nuova scossa fa tremare quel che resta di Amatrice e dintorni. Save the Childre allestirò uno spazio-bambini ad Amatrice a breve. Intanto una psicologa della Protezione civile nazionale allarga le braccia. «I bambini? Come aiutarli?». Ancora è presto per le distinzioni, qui siamo ancora nel girone più basso. «Siamo con tutti, ancora arrivano i corpi e le risorse sono quelle che sono. Per ora siamo tutti impegnati a stare a fianco di chi ha perso i propri cari. I punti caldi ora sono gli obitori». E' lì che gli psicologi si chinano ad accudire adulti piccoli come bambini.
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 09:36

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