Italia-Francia, rotta di collisione: stop a Fincantieri, schiaffo di Parigi

Venerdì 28 Luglio 2017 di Francesca Pierantozzi
Italia-Francia, rotta di collisione: stop a Fincantieri, schiaffo di Parigi

PARIGI Colpita e nazionalizzata: Emmanuel Macron chiude con un colpo di mano la prima partita della battaglia navale che da mesi oppone Italia e Francia nelle acque di Saint Nazaire. Stop al controllo di Fincantieri: il presidente banchiere, apostolo del liberalismo, ha deciso di esercitare il diritto di prelazione riservato allo stato francese e ha dato il via alla nazionalizzazione degli ex Chantiers de l'Atlantique, il più grosso cantiere navale d'Europa, sul quale da domani avrebbe dovuto sventolare il tricolore italiano del gruppo di Trieste.

IMBARAZZO
L'Eliseo ieri pomeriggio si affannava a sdrammatizzare: «non chiamatela nazionalizzazione, c'era soltanto una data limite imposta giuridicamente per esercitare un diritto di prelazione». A conferma: Macron ha telefonato a Gentiloni e lo scambio è stato cordiale L'accordo che conferiva la maggioranza del capitale a Fincantieri (che ad aprile ha rilevato la quota detenuta dai sud coreani di Stx Offshore) era impugnabile dalla Francia fino a stasera a mezzanotte. «Il nostro obiettivo è difendere gli interessi strategici della Francia», ha spiegato il ministro dell'Economia Bruno Le Maire, che in una conferenza stampa organizzata ieri pomeriggio si è più volte rivolto agli «amici italiani» e ha più volte ripetuto che la «nazionalizzazione è temporanea» e servirà solo a dare più tempo «per negoziare nelle migliori condizioni possibili la partecipazione di Fincantieri ai cantieri navali di Saint-Nazaire per costruire un progetto europeo solido e ambizioso». Insomma, questa la spiegazione di Le Maire, che martedì sarà a Roma per incontrare i colleghi Padoan e Gentiloni: la nazionalizzazione ad interim (che costerà alla Francia solo 80 milioni di euro) non è un atto ostile contro l'Italia, né tantomeno una conversione al protezionismo patriottico o uno schiaffo alla cooperazione tra europei, ma un gesto per avere la garanzia che «tutte le competenze di Stx non partano un giorno verso un'altra potenza mondiale economica».

LA TENSIONE
Per i francesi non c'è nessuno scontro con Roma: «sono in contatto quotidiano con Padoan e Calenda ha detto Le Maire li considero amici, poi ognuno difende legittimamente gli interessi del proprio Paese. Loro vogliono un controllo più stretto, noi pensiamo che 50-50 fosse un buon accordo. Questo fa parte di qualsiasi negoziato, fa parte della vita». C'est la vie. Ma non sono soltanto gli italiani a non prenderla con filosofia. Ieri anche Le Monde, commentava che «difficilmente» Macron potrà giustificare la decisione di nazionalizzare Saint-Nazaire. Perfino il ministro Le Maire ha ammesso di capire che «per gli amici italiani» è un pò difficile accettare che lo stato francese opponga il veto della nazionalizzazione ad un loro investimento in Francia, quando tanti gruppi francesi hanno fatto comodamente acquisti in Italia: «Loro Piana, Parmalat, c'è il dossier Luxottica in corso di finalizzazione...è normale che i nostri amici italiani ritengano che sarebbe bene ci fosse un po' di reciprocità».

Saint-Nazaire, però, dicono i francesi, è diverso: «è l'unico cantiere navale della Francia», dove si costruiscono anche navi militari, ed è un sito «strategico» che dà lavoro a 7 mila persone, ha ordinativi per undici anni e soprattutto ha accumulato un savoir-faire tecnologico unico al mondo. Ma perché ci si è fidati dei sud coreani (proprietari di Stx France dal 2008, poi costretti a cedere il loro gioiello per salvare la casa madre, in amministrazione controllata) e adesso si diffida degli italiani? Secondo un ex patron dei cantieri, i sud coreani si sono rivelati cattivi azionisti ma di totale trasparenza, cosa che ha evitato il temuto «saccheggio tecnologico». Gli italiani di Fincantieri fanno più paura per i loro rapporti con la Cina. L'Eliseo sembra intenzionato a mettere sul tavolo una divisione salomonica di Saint Nazaire 50-50 tra Francia e Italia, lasciando a Fincantieri «il presidente e il direttore generale». Il gruppo di Trieste vuole però la garanzia di poter guidare la politica industriale del sito perchè i patti vanno rispettati.. Ieri il titolo Fincantieri ha di nuovo subito i contraccolpi della battaglia navale in corso e ha chiuso in calo del 2,6 per cento, riducendo comunque le perdite, che erano arrivate a toccare il 4 per cento.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 12:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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