Roma, pedofilia: l'ex parroco Don Ruggero evade dai domiciliari. Ritrovato a Milano

Venerdì 29 Settembre 2017
L'ex parroco don Ruggero Conti
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Sapeva che tra pochi giorni sarebbe dovuto andare in carcere per scontare 11 anni, dei 14 e 2 mesi a cui era stato condannato per violenza sessuale aggravata su minori e con un colpo di teatro l'ex parroco della parrocchia romana di Selva Candida, don Ruggero Conti, è evaso da una casa di cura di Genzano, ai Castelli romani, dove era agli arresti domiciliari per motivi di salute.

I carabinieri, infatti, erano in procinto di notificargli un provvedimento di revoca dei domiciliari. E così martedì scorso l'ex sacerdote si è infilato in un taxi ed ha fatto perdere le sue tracce. In serata, però, i carabinieri lo hanno rintracciato, in una struttura sanitaria di Milano. Il fuggitivo aveva usufruito di un taxi per farsi trasportare pagando la corsa con una carta di credito. I carabinieri sono arrivati a lui analizzando le celle di telefonia mobile del suo cellulare.
 
 

La circostanza che si trovasse a Milano era stata anche confermata dal suo difensore che si era messo in contatto con i carabinieri. È una storia infinita quella di Don Ruggero Conti ed è anche uno dei casi di pedofilia più gravi tra quelli che hanno coinvolto uomini della Chiesa italiana. Il prete, 64 anni, venne arrestato il 30 giugno del 2008 mentre era in procinto di partire alla volta di Sydney per partecipare, con alcuni ragazzi, alla Giornata mondiale della Gioventù. Era accusato di aver compiuto molestie per dieci anni, tra il 1998 e il maggio 2008, quando era parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima a Selva Candida nei confronti di sette bambini affidati alle sue cure in oratorio e nei campi estivi. Nel corso delle indagini emersero, però, altri casi di abusi compiuti in Lombardia e risalenti a 25 anni prima, ma caduti in prescrizione.

La Procura non potette procedere ma fece testimoniare le vittime nel primo processo contro di lui: erano altre tre persone, che sarebbero state molestate da don Ruggero quando ancora non aveva preso i voti e lavorava nell'oratorio San Magno a Legnano. «Non sono un mostro, sono innocente, lo dico umilmente. Se fossi colpevole confesserei» disse l'ex parroco nell'aula giudiziaria, dove oltre le vittime, si presentarono centinaia di giovani in sua difesa, alcuni con t-shirt bianche con la scritta «Don Ruggero, ti vogliamo bene» e furono molte anche le mamme dei ragazzini schierate col prete: «Per i nostri figli é stato come un padre» dissero. In primo grado il parroco, che nel 2011 fu sospeso dal sacerdozio, fu condannato a 15 anni e 4 mesi, ridotti a 14 anni e 2 mesi in appello e confermati nel 2015 dalla Cassazione. Fino ad agosto Don Ruggero stava scontando i domiciliari a Viterbo, poi aveva fatto richiesta ed ottenuto il trasferimento in clinica a Genzano per motivi di salute. È stato proprio il personale della casa di cura dei Castelli Romani a dare l'allarme e in serata i carabinieri lo hanno rintracciato in una struttura sanitaria a Milano. All'ex parroco è stato notificato un ordine di esecuzione di pena detentiva a seguito di revoca della detenzione domiciliare, emesso il 26 settembre 2017 dovendo ancora espiare la pena residua della reclusione in carcere pari ad 11 anni, 10 mesi e 19 giorni. L'ex parroco è ora piantonato nella casa di cura di Milano.

Ultimo aggiornamento: 20:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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