Renzi: «La manovra? Va bene così». E fa sparire le sanzioni alla Russia dal documento del Consiglio Ue

Venerdì 21 Ottobre 2016 di Marco Conti
Matteo Renzi
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dal nostro inviato
BRUXELLES "La manovra? Va bene così". All'una e mezza di notte Matteo Renzi esce dal palazzo Justus Lipsius dove si è appena conclusa la prima giornata del Consiglio Europeo e attende l'auto che lo riporta in albergo. "Ho visto Juncker, certo, come tutti. Non sono però previsti bilaterali", sostiene con l'aria di chi sulla legge di Bilancio non intende modificare una virgola. D'altra parte sottolinea, "c'è una parte del documento conclusivo che ci riguarda".

 Poche righe inserite nel testo che dicono: "Occorrono maggiori sforzi per ridurre il numero dei migranti irregolari, in particolare in Africa, e migliorare i tassi di rimpatrio riconoscendo il considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in prima linea". Tra gli stati membri che hanno sopportato "il considerevole contributo" "finanziario" c'è sicuramente l'Italia. Un riconoscimento che vale quello 0,2% in più che il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sfruttato nella legge di Bilancio e che Renzi non intende ridiscutere. Tutto fa dedurre, da come si sono svolti i lavori ieri e dal programma di oggi, che nessuno qui a Bruxelles ha voglia di mettersi a questionare sull'extra deficit di cui l'Italia si è "appropriata", vista anche la resistenza di molti paesi ad accogliere i richiedenti asilo così come previsto dagli accordi.

Se ne parlerà a fine novembre, quando la Commissione potrebbe in teoria avanzare le sue eccezioni, ma con ogni probabilità dopo il referendum del 4 dicembre. Dopo quella data il quadro sarà molto diverso. In caso di sconfitta di Renzi al referendum, è probabile che toccherà ad altro presidente del Consiglio gestire il rapporto con l'Europa. Mentre in caso di vittoria dei "sì" sarà complicato eccepire al premier che ha sconfitto, non solo la destra e la sinistra conservatrice, ma anche i populisti pentastellati, lo sforamento di pochi decimali.
Ieri notte l'Italia si è fatta sentire anche sulla faccenda delle sanzioni alla Russia per i bombardamenti in Siria che Francia e Regno Unito - più tiepida la Merkel - intendevano inserire nelle conclusioni del summit. Renzi si è opposto e, giocando di sponda con Federica Mogherini, ha ottenuto che la parola "sanzioni" sparisse dal documento finale. "Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia» in un momento in cui «tutti concordiamo che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria", ha sostenuto il premier lasciando la riunione. "Tutti noi  siamo preoccupati ed abbiamo approvato un documento che richiama l'esigenza di arrivare ad un accordo per una tregua vera e al processo di transizione politica che da tempo aspettiamo. Ma io credo che non abbia senso inserire anche qui un riferimento alle sanzioni". "Del resto - ha aggiunto - questa posizione è la stessa posizione che i ministri degli esteri hanno approvato lunedì. Quindi credo che le espressioni che sono state trovate nel documento finale sono concordi nel dire che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria. Difficile immaginare che questo abbia a che vedere con ulteriori sanzioni alla Russia".
Ultimo aggiornamento: 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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