Renzi si sfila: congresso Pd: assemblea il 18, primarie a marzo

Sabato 10 Dicembre 2016 di Alberto Gentili
Renzi si sfila: congresso Pd: assemblea il 18, primarie a marzo
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ROMA «Sono due le ipotesi più probabili, Gentiloni e Padoan. buone candidature entrambe, non ce n'è una migliore dell'altra». A sera, dopo una giornata trascorsa a palazzo Chigi «a fare scatoloni», Matteo Renzi si chiama fuori una volta di più dalla partita per il nuovo governo. Non vuole assolutamente, il presidente del Consiglio dimissionario, essere tirato dentro al toto-premier. Eppure tra i suoi, a cominciare da Luca Lotti e da Maria Elena Boschi che hanno trascorso la giornata al suo fianco, c'è chi spinge per il reincarico o il rinvio alle Camere. E Renzi, forse più per garbo istituzionale che per convinzione, non chiude del tutto la porta: «Aspetto quel che deciderà il presidente della Repubblica», confida, «non intendo mancargli di rispetto». Insomma, la partita non è completamente chiusa. E se Sergio Mattarella gli chiedesse di restare, il segretario del Pd potrebbe accettare. 

Quel che è certo è che il premier dimissionario, scatoloni a parte, sta davvero preparando la successione. Ha trascorso la giornata con chi probabilmente prenderà il suo posto. Ha visto Padoan per parlare del no (non ufficiale) della Bce alla proroga della ricapitalizzazione di Monte dei Paschi. Ha discusso sempre con il ministro dell'Economia del possibile decreto per salvare i risparmiatori che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate. Soprattutto ha visto per ben due volte Gentiloni: al mattino e nel tardo pomeriggio, per quello che secondo molti è un anticipo del passaggio di consegne che potrebbe avvenire già lunedì.

LA SCELTA DEMOCRAT
Questa sera al Quirinale la delegazione del Pd, guidata dai capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda e dal vicesegretario Lorenzo Guerini, andrà a proporre il «governo di tutti». Ma siccome questo governo lo vuole soltanto il Pd, è molto probabile che Mattarella arrivi subito al sodo e chieda alla delegazione democrat di fare il nome del candidato premier. «E il nome che faremo, visto che non ci mettiamo di traverso e siamo responsabilmente consapevoli che il Paese un governo lo deve avere», dice uno della delegazione, «sarà quello di Gentiloni. Ma non è escluso che, vista la delicata situazione delle banche, alla fine il capo dello Stato non preferisca lavorare sull'ipotesi-Padoan».

La prima opzione, quella di Gentiloni, appare la più gradita a Renzi. Primo, perché «è un amico fedele e uno che non ha correnti...», dicono nel Giglio Magico. Secondo, perché con lui «tutto a palazzo Chigi resterebbe così com'è, o quasi». Soprattutto resterebbe Lotti sottosegretario alla presidenza del Consiglio, incaricato di preparare l'infornata di nomine dei prossimi mesi. In più, Gentiloni «sarebbe ottimo per celebrare i trattati di Roma del 25 marzo e per ospitare il G7 di Taormina a fine maggio». Ma anche Padoan non manca di appeal. Sarebbe «ottimo per tranquillizzare mercati e cancellerie europee» e permetterebbe a Renzi, nella sua road map verso le elezioni, di assumere atteggiamenti corsari e...popolari, non dovendo scontare con il ministro dell'Economia debiti di antica amicizia. In ogni caso, «il nuovo premier resterà al governo fino a giugno», ha fatto sapere il segretario dem.
Un timing che varrebbe anche per Renzi, se dovesse cedere alla moral suasion di Mattarella che ancora considera la permanenza del premier uscente la «soluzione più semplice». Sembra infatti tramontata l'idea di andare alle elezioni a stretto giro di posta: i tempi per la costruzione di una nuova legge elettorale si annunciano tutt'altro che brevi.

«DECISO ALL'ADDIO»
Ma il segretario, ormai, sembra davvero orientato all'addio. Certo, sottolinea la sua diversità: «Sarò il primo nella storia della Repubblica a lasciare dopo aver preso 173 sì alla fiducia». Certo, ripete: «Si deve votare presto». Ma allo stesso tempo si è già gettato a capofitto nella «ricostruzione del partito». Tant'è che in serata ha incontrato Dario Franceschini, che aveva sospettato di complottare con Silvio Berlusconi per prendersi palazzo Chigi. «L'incontro è andato molto bene, ci siamo chiariti dopo i veleni filtrati nei giorni scorsi», ha fatto sapere il ministro della Cultura. E i renziani hanno confermato: «Incomprensioni superate, nel Pd si fa gioco di squadra per risolvere la crisi».

Nel faccia a faccia durato circa un'ora, Renzi ha anche comunicato a Franceschini la candidatura di Gentiloni a premier. E, siglando una tregua, ha illustrato la road map che ha in testa: lunedì, dopo che domenica (salvo sorprese) Mattarella avrà incaricato Gentiloni, si riunirà la Direzione del Pd per ratificare la decisione. Poi, domenica prossima, verrà celebrata l'Assemblea nazionale. Obiettivo: aprire la stagione congressuale. «Sarà tutto molto veloce», spiegano a palazzo Chigi, «già a metà marzo, per sancire la nuova investitura e legittimazione popolare di Matteo a segretario e candidato premier, si svolgeranno le primarie aperte». L'ultimo aggettivo non è casuale: con le primarie allargate ai non iscritti «Renzi vincerà a mani basse».
Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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