Parigi, l'infermiere che ha soccorso un ferito,
gli ha aperto la giacca ed era il kamikaze -Foto

Sabato 21 Novembre 2015
Il Comptoir Voltaire dopo l'attacco

PARIGI - Venerdì sera era uscito per godersi una serata come tante altre al caffè Comptoir Voltaire. Poi, all'improvviso, l'esplosione. Infermiere di professione, non ci ha pensato un momento e ha soccorso l'unico ferito che sembrava avesse perso conoscenza. Gli strappa i vestiti per praticargli un massaggio cardiaco, quando fa la terribile scoperta: fili elettrici collegati a una bomba. Lì per lì, tutti avevano pensato a una fuga di gas, da una settimana c'erano lavori in corso alle tubature della zona. Invece, Brahim Abdeslam si era appena fatto esplodere nel bar.

È una delle terribili storie che, a una settimana di distanza, continuano a emergere sugli attentati che hanno insanguinato Parigi il 13 novembre.

A raccontarla, per conto del protagonista ancora sotto shock, è Hervé Deguine, ex giornalista e residente nel quartiere di boulevard Voltaire. Deguine ha raccolto molte testimonianze di feriti e vicini per ricostruire quanto accaduto in quello che descrive come «un attentato dimenticato dai media». «Non ci sono stati altri morti, oltre al kamikaze. Per questo, sul Comptoir Voltaire c'è stata meno attenzione rispetto agli altri attacchi - spiega -. Ma ci sono almeno 4 feriti gravi, una signora è stata completamente sfigurata. Anche queste sono delle vittime, e hanno bisogno di essere ascoltate». I fatti che Deguine ha potuto ricostruire sono molto dettagliati. Brahim entra nel caffè poco prima delle 21.40, vestito in modo del tutto normale, e si dirige verso i tavolini della 'terrasse'. La cameriera, Catherine, lo accoglie e gli chiede cosa vuole ordinare. Senza proferire parola, il kamikaze apre il giaccone e aziona l'ordigno. «Aveva addosso due bombe, una sulla schiena e una davanti. Ma solo quella dietro è esplosa», racconta l'ex vicesegretario di Reporter senza frontiere, che oggi cura i rapporti con le ong per il colosso dei pneumatici Michelin. «Circa 15 persone restano ferite, tra cui la ragazza e una coppia seduta proprio davanti al terrorista. L'esplosione l'ha spedito contro la vetrata che si è incrinata». Ancora oggi sui tavolini del locale si vedono le piume uscite dal suo giaccone. A quel punto, l'infermiere - ancora ignaro di quanto stesse accadendo per le strade di Parigi - tenta istintivamente di soccorrere l'uomo che gli appare nelle peggiori condizioni. Lo sdraia a terra con l'aiuto di un'altra persona. Gli apre quel che resta dei vestiti e vede dei fili elettrici «arancioni, rossi e neri». «La parte davanti della bomba era rimasta inesplosa», prosegue il racconto di Deguine. L'infermiere, senza dire nulla per non creare ulteriore panico tra gli altri clienti, fa uscire tutti dal caffè, poi dà l'allarme ai pompieri che intanto erano arrivati sul posto. I soccorritori chiudono l'area nel timore che l'ordigno possa ancora esplodere. E in quel momento, l'infermiere capisce: Parigi è sotto attacco.

Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 20:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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