CITTA' DEL VATICANO - L'amore come antidoto anti aging. Una persona che non sa amare, che non abbraccia il prossimo, che non coltiva nel cuore la scintilla dell'amore finisce per invecchiare prima. Già. Proprio così. Papa Francesco in una piazza san Pietro inondata dal sole e piena di fedeli commenta la vita esemplare dei nuovi santi che ha appena canonizzato. 35 nuovi santi, tra i quali un italiano, padre Angelo D’Acri, sacerdote cappuccino calabrese
del 1700, lo scolopio spagnolo padre Faustino Miguez, fondatore
delle Calasanziane. Gli altri sono martiri dell’America Latina
in particolare del Messico, tre adolescenti, e del Brasile, due
sacerdoti, un catechista e 27 fedeli, uccisi da soldati
olandesi.
«Spesso si prendono le distanze dall’amore, non per cattiveria, ma perche’ si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodita’... Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma cosi’ si invecchia presto e male, perche’ si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude». Papa Bergoglio scatta questa impietosa fotografia dell’animo umano nell’omelia per la canonizzazione . Secondo Francesco, «quando tutto dipende dall’io, da quello che mi va, da quello che mi serve, da quello che voglio, si diventa pure rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla". Il Papa ha commentato cosi’ la parabola del Vangelo che racconta "degli invitati, che arrivarono a insultare e perfino uccidere quanti portavano l’invito, soltanto perche’ li scomodavano».
Riprende in più punti il Vangelo laddove «chiede da che parte stare: dalla parte dell’io o dalla parte di Dio? Perche’ Dio e’ il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialita’ e davanti ai continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai ’no’, non sbatte la porta, ma include ancora di piu’. Dio, di fronte alle ingiustizie subite, risponde con un amore piu’ grande». «Noi - ha aggiunto il Papa - quando siamo feriti da torti e rifiuti, spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre per i nostri ’no’, continua invece a rilanciare, va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male. Perche’ cosi’ fa l’amore; perche’ solo cosi’ si vince il male». «Oggi - ha poi concluso Francesco - questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro».
All’annuncio della canonizzazione, un grande applauso si è levato dalla folla dei fedeli, con gruppi di pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d’origine dei nuovi Santi. Il Papa ha salutato i capi delle delegazioni nella «Cappella della Pietà», prima della Messa. A guidare la delegazione italiana il ministro dell'Interno, Marco Minniti.
«La parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze. Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi».
Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 11:04
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Riprende in più punti il Vangelo laddove «chiede da che parte stare: dalla parte dell’io o dalla parte di Dio? Perche’ Dio e’ il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialita’ e davanti ai continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai ’no’, non sbatte la porta, ma include ancora di piu’. Dio, di fronte alle ingiustizie subite, risponde con un amore piu’ grande». «Noi - ha aggiunto il Papa - quando siamo feriti da torti e rifiuti, spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre per i nostri ’no’, continua invece a rilanciare, va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male. Perche’ cosi’ fa l’amore; perche’ solo cosi’ si vince il male». «Oggi - ha poi concluso Francesco - questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro».
All’annuncio della canonizzazione, un grande applauso si è levato dalla folla dei fedeli, con gruppi di pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d’origine dei nuovi Santi. Il Papa ha salutato i capi delle delegazioni nella «Cappella della Pietà», prima della Messa. A guidare la delegazione italiana il ministro dell'Interno, Marco Minniti.
«La parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze. Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi».