All'Angelus il Papa ricorda che amare è anche una ricetta anti-aging

Domenica 15 Ottobre 2017 di Franca Giansoldati
All'Angelus il Papa ricorda che amare è anche una ricetta anti-aging
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CITTA' DEL VATICANO - L'amore come antidoto anti aging. Una persona che non sa amare, che non abbraccia il prossimo, che non coltiva nel cuore la scintilla dell'amore finisce per invecchiare prima. Già. Proprio così. Papa Francesco in una piazza san Pietro inondata dal sole e piena di fedeli commenta la vita esemplare dei nuovi santi che ha appena canonizzato. 35 nuovi santi, tra i quali un italiano, padre Angelo D’Acri, sacerdote cappuccino calabrese 
del 1700, lo scolopio spagnolo padre Faustino Miguez, fondatore 
delle Calasanziane. Gli altri sono martiri dell’America Latina 
in particolare del Messico, tre adolescenti, e del Brasile, due 
sacerdoti, un catechista e 27 fedeli, uccisi da soldati 
olandesi.

«Spesso si prendono le distanze 
dall’amore, non per cattiveria, ma perche’ si preferisce il 
proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodita’... 
Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, 
di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma cosi’ si 
invecchia presto e male, perche’ si invecchia dentro: quando il 
cuore non si dilata, si chiude». Papa Bergoglio scatta questa impietosa fotografia 
dell’animo umano nell’omelia per la canonizzazione . Secondo 
Francesco, «quando tutto dipende dall’io, da quello che mi va, 
da quello che mi serve, da quello che voglio, si diventa pure 
rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla". Il Papa 
ha commentato cosi’ la parabola del Vangelo che racconta "degli 
invitati, che arrivarono a insultare e perfino uccidere quanti 
portavano l’invito, soltanto perche’ li scomodavano».

Riprende in più punti il Vangelo laddove «chiede da che parte stare: 
dalla parte dell’io o dalla parte di Dio? Perche’ Dio e’ il 
contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialita’ e davanti ai 
continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi 
dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si 
rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai ’no’, non sbatte 
la porta, ma include ancora di piu’. Dio, di fronte alle 
ingiustizie subite, risponde con un amore piu’ grande». «Noi - 
ha aggiunto il Papa - quando siamo feriti da torti e rifiuti, 
spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre 
per i nostri ’no’, continua invece a rilanciare, va avanti a 
preparare il bene anche per chi fa il male. Perche’ cosi’ fa 
l’amore; perche’ solo cosi’ si vince il male». «Oggi - ha poi 
concluso Francesco - questo Dio, che non perde mai la speranza, 
ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a 
superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso 
e pigro».

All’annuncio della canonizzazione, un grande applauso si è levato dalla folla dei fedeli, con gruppi di pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d’origine dei nuovi Santi. Il Papa ha salutato i capi delle delegazioni nella «Cappella della Pietà», prima della Messa. A guidare la delegazione italiana il ministro dell'Interno, Marco Minniti.  

«La parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze. Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi».
Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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