Manovra, arrivata lettera con rilievi Ue

Martedì 25 Ottobre 2016
Manovra, arrivata lettera con rilievi Ue
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ROMA L'attesa lettera della Commissione europea sulla manovra è arrivata ieri sera al ministero dell'Economia. Ad annunciarlo è stato direttamente il ministro del'Economia Pier Carlo Padoan parlando alla trasmissione Politics, e affrettandosi a dire che l'impostazione della legge di Bilancio «non si cambia». Una presa di posizione netta, di fronte all'ultimatum di Bruxelles che ha dato a Roma soltanto quarantotto ore, entro domani, per rispondere ai rilievi. Missive come quella inviata all'Italia sono arrivate ieri a sette Paesi europei, ma un tempo così stretto per rispondere, oltre che a Roma, è stato dato solo a Cipro e alla Finlandia, gli Stati che a giudizio di Bruxelles presentano i problemi maggiori. Sotto la lente dell'esecutivo comunitario è finita soprattutto la mancata correzione strutturale dei conti di almeno lo 0,6% del Pil, sulla quale il Tesoro si era impegnato con una lettera formale inviata a Bruxelles il 17 maggio scorso. I dubbi della Commissione poi, riguardano soprattutto l'extra deficit di 0,3 punti legato alle spese per il terremoto e per l'emergenza migranti. Questioni sulle quali il governo e la Commissione hanno visioni opposte. Per Bruxelles i costi scomputabili dal deficit sono solo quelli legati alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma, mentre il governo vuole usare le risorse per la messa in sicurezza di tutto il territorio con il piano Casa Italia. Sui migranti l'Ue concede di sottrarre le spese aggiuntive rispetto a quelle sostenute l'anno prima, mentre Roma chiede di coprire l'intera cifra. Senza queste voci, ha commentato Padoan, il deficit che il governo ha postato al 2,3% al 2017 «scenderebbe sotto il 2%».Ma queste spese, ha aggiunto Padoan, soprattutto quelle relative all'immigrazione «servono per uno scopo non solo italiano ma europeo su cui stiamo mettendo risorse nostre non dell'Europa».

LE REAZIONI
Non è stato solo il ministro dell'Economia a rispondere picche alla Commissione. Il premier Matteo Renzi ieri ha alzato il livello della sfida, arrivando a minacciare il veto sull'approvazione del bilancio comunitario del 2017 se non arriveranno spazi di flessibilità sui migranti. «Di violazioni alle regole Ue», ha detto parlando ieri sera a Porta a Porta, «ce ne sono tante: la Francia è da 9 anni sopra il 3 per cento, la Spagna ha un deficit doppio del nostro». Non solo. Il premier ha anche ricordato che la mole del debito italiano è cresciuta molto meno che negli altri paesi. Ma per Renzi il punto centrale non sono i decimali, piuttosto sono i valori su cui si fonda l'Ue che ora, ha detto, «è poco solidale». «Noi», ha sottolineato, «diamo 20 miliardi all'Europa e l'Ue ce ne restituisce 12, ma se l'Ungheria o la Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e non ci danno una mano» l'Italia è «pronta» a mettere il veto sul bilancio comunitario. Ancora, sullo stesso argomento, il premier ha affermato di essere «pronto a dire che i soldi li mettiamo se anche gli altri condividono oneri e onori. I contanti e i bonifici», ha proseguito, «non passano dai muri, se tu tiri su un muro per i migranti i soldi italiani te li scordi».

Ma se da un lato il governo italiano ha messo sul tavolo della trattativa con la Commissione la pistola del veto al bilancio comunitario, dall'altro nei testi della manovra sono spuntate una serie di «carote» per provare ad ammorbidire la posizione di Bruxelles.

Alcune scelte sono state riviste. A cominciare dalla coperture finanziarie, con una sostanziale riduzione delle «una tantum» invise alla Commissione. La volutnary disclosure, la riapertura della sanatoria dei capitali all'estero, è stata inserita nel decreto fiscale senza indicazione di gettito. La stessa rottamazione delle cartelle esattoriali, quantificata inizialmente in 4 miliardi di euro, è stata ridotta a soli due miliardi. Segno che le diplomazie sono costantemente al lavoro.

Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 12:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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