Mafia Capitale, venti persone a giudizio per i lavori nell'aula del Campidoglio

Lunedì 14 Novembre 2016
Mafia Capitale, venti persone a giudizio per i lavori nell'aula del Campidoglio

Un gruppo criminale capace di infiltrarsi nella macchina amministrativa della Capitale al punto da puntare all'appalto per la ristrutturazione della sala "Giulio Cesare", di fatto la casa del Consiglio comunale di Roma. Una organizzazione che ora dovrà affrontare un processo in quello che rappresenta un nuovo filone della maxi-inchiesta a Mafia Capitale. Un rivolo dell'indagine che ha colpito i palazzi della politica romana che arriva ad una svolta proprio nel giorno in cui Massimo Carminati, uno degli imputati-chiave, è tornato a far sentire la sua voce nell'aula bunker di Rebibbia con dichiarazioni spontanee. «Mi sembra di stare in un mondo irreale - ha affermato l'ex esponente dei Nar - ma posso assicurare che prima di questa vicenda tutto il mondo parlava con me, anche le persone normali perché non sapevano chi fossi e mi vedevano dietro un bancone di un negozio a vendere magliette. Poi sono diventato il diavolo e ora, benissimo, faccio il diavolo».

Dichiarazioni fatte mentre, a piazzale Clodio, il giudice per le indagini preliminari ha oggi rinviato a giudizio venti persone accusate, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere, turbativa d'asta, falso e truffa ai danni del Comune. Tra gli imputati nel processo che inizierà il prossimo 2 marzo davanti ai giudici della IV sezione collegiale anche l'imprenditore Fabrizio Amore e Maurizio Anastasi, ex responsabile della Sovrintendenza. Per questi fatti nel giugno dello scorso anno i due vennero arrestati insieme ad altre persone. Tra gli appalti al centro dell'indagine anche quello relativo ai lavori per la sala "Giulio Cesare" dove si riunisce il Consiglio comunale. La vicenda è stata collegata a Mafia Capitale per le verifiche che hanno svolto gli investigatori negli impianti per l'emergenza abitativa. Il collegamento tra i due procedimenti è proprio Amore che nel giugno del 2015, nell'ambito della seconda tranche di arresti per l'inchiesta sul "mondo di mezzo", venne perquisito perché accusato, in qualità di responsabile di fatto della cooperativa "Progetto Recupero", di aver turbato la gara per l'accoglienza di 580 persone, in concorso con i soliti noti: il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e lo stesso Carminati. Per queste accuse nei giorni scorsi la Procura ha chiesto l'archiviazione per Amore, indagato per trasferimento fraudolento di valori.

Secondo l'accusa Amore era così sicuro di vincere la gara per i lavori alla Giulio Cesare tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte.

La gara in questione risale al luglio 2010, quando al Campidoglio siede il sindaco Alemanno, ed è Anastasi a sostenere la necessità di procedere con la massima urgenza: il 19 settembre, infatti, sarebbe arrivato in visita il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I tempi sono stretti e servono i lavori per la messa in sicurezza del tetto dell'Aula, restaurare la volta, le pareti e il mosaico romano, rifare l'impianto elettrico e sostituiti gli scranni, dotare l'aula di nuove strutture elettriche per rispondere alle nuove tecnologie. Vista l'urgenza, Anastasi suggerisce di affidare i lavori tramite una gara a trattativa privata proponendo i nomi di 5 imprese. Tre di queste, secondo l'accusa, sono riconducibili ad Amore. Così quando arrivano le offerte, 3 sono proprio delle società dell'imprenditore, che si aggiudica l'appalto. L'importo, dopo una serie di varianti in corso d'opera, arriva a 1,2 milioni di euro.

Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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