False foto hot, Emilio Fede condannato a 2 anni e 3 mesi per il ricatto a Mediaset

Giovedì 15 Giugno 2017
False foto hot, Emilio Fede condannato a 2 anni e 3 mesi per il ricatto a Mediaset
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Tre giorni dopo la condanna a tre anni e mezzo per concorso in bancarotta, un altro verdetto di colpevolezza per Emilio Fede. L'ex direttore del Tg4 è stato condannato a due anni e tre mesi di reclusione, al pagamento delle spese processuali e a un risalrcimento complessivo di 22 mila euro (20 mila a favore di Mauro Crippa, 2 mila a Ferri) per tentata estorsione e minacce. Secondo l'accusa avrebbe fatto confezionare alcuni falsi fotomontaggi a luci rosse per ricattare i vertici di Mediaset, quando nel 2012 venne licenziato dal Tg4. La pm Silvia Perrucci aveva chiesto una condanna a quattro anni e nove mesi. Il giudice monocrativo Alberto Carboni ha confermato la tentata estorsione per i fotomontaggi realizzati quando Fede è stato licenziato, riqualificando però da estorsione a tentata estorisione il reato consumato in sede di trattative per ottenere una buonuscita e da violenza privata a minacce il capo d'accusa che riguarda gli sms inviati al personal trainer Gaetano Ferri.

SOLDI DA BERLUSCONI
"Sentenza giusta, ma condanna un po' lieve", commenta Ferri. "Questo verdetto e quello di lunedì sono atti di ingiustizia, ci sono le prove palesi dell'innocenza di Emilio Fede", afferma il legale del direttore, Alessandra Guarini. In base all'inchiesta, Fede ha dato mandato a Ferri e ad altre due persone di assemblare fotomontaggi compromettenti che ritraevano il direttore dell'informazione di Mediaset, Mauro Crippa, e il presidente dell'azienda Fedele Confalonieri. Attraverso una serie di "pressioni e minacce", ha spiegato la pm Silvia Perrucci nella sua requisitoria, avrebbe costretto "Crippa, Confalonieri ma anche lo stesso Silvio Berlusconi" a fargli avere "un accordo più vantaggioso con una buonuscita di 820 mila euro e un contratto di collaborazione di tre anni". Quanto alle minacce al suo ex personal trainer, dopo il licenziamento del 28 marzo 2012, Fede gli avrebbe fatto confezionare le false foto "che potevano distruggere la carriera di Crippa", inviandogli poi "messaggi intimidatori" che facevano riferimento a quelle immagini artefatte. Uno dei messaggi, come ha riferito il pm, recitava così: "Quella foto era pronta per essere consegnata e quindi ricattarti". Ferri si è dissociato dal presunto progetto di "estorcere a Berlusconi due milioni di euro per evitare la diffusione di foto compromettenti di Crippa". Il pm ha anche ricordato come Ferri, che ha scelto il rito abbreviato, sia stato già condannato anche in appello per il concorso nel ricatto portato avanti dal giornalista con una motivazione da parte della Corte che ha evidenziato il "perdurare di minacce e illecite pressioni sui vertici di Mediaset" per ottenere "l'accordo transattivo" più favorevole, firmato nel luglio del 2012. Fede, oltre a "millantare di avere del materiale anche su Confalonieri", avrebbe consegnato a Berlusconi una delle false foto che ritraevano Crippa. In quella fase, tra il marzo e il luglio del 2012, Fede - secondo la pm - sarebbe riuscito a "inquinare le trattative" con "pressioni anche su Berlusconi", testimoniate da alcune telefonate di Ferri al legale Niccolò Ghedini. Lo stesso Fede tra l'altro, ha detto la pm uscendo dall'aula, "ci ha detto di aver portato quelle foto a Berlusconi e poi ha collegato il contratto di consulenza ottenuto con l'intervento diretto" dell'ex premier.

BANCAROTTA
Lunedì scorso Fede è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere per concorso in bancarotta con Lele Mora - il quale è uscito dal processo tempo fa con un patteggiamento- per la vicenda della presunta distrazione a suo favore di 1,1 milioni di euro e cioè di «circa il 40 per cento» dei 2 milioni e 750 mila euro versati da Silvio Berlusconi in più tranche nel 2010 e destinati a salvare la Lm Management, la società dell'ex talent scout che «versava in una disastrosa situazione finanziaria». Lo ha deciso la terza sezione penale del Tribunale di Milano che ha oltrepassato la richiesta di tre anni di carcere avanzata nel pomeriggio dal pm Eugenio Fusco. Il collegio, presieduto da Ilio Mannucci Pacini, ha anche disposto l'immediato risarcimento della cifra che si ritiene dirottata alla parte civile, la curatela del fallimento e cioè l'impresa individuale Lele Mora. Inoltre è stata dichiarata l'interdizione del giornalista per cinque anni dai pubblici uffici e per 10 anni dall'esercizio di pubblici uffici direttivi presso qualsiasi impresa.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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