Vitalizi agli ex politici ecco le Regioni "d’oro"

Domenica 9 Ottobre 2016 di Claudio Marincola
Vitalizi agli ex politici ecco le Regioni "d’oro"
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C’è la pasionaria altoatesina Eva Klotz, 65 anni, che ha sostituito il vitalizio incassando un bonus di 946.615 euro, la buonuscita per la sua ultratrentennale attività di consigliere regionale e provinciale. Ci sono i 300 assegni che ogni mese a Palermo gli uffici di Palazzo dei Normanni staccano agli ex deputati dell’Ars e alle vedove per la reversibilità dell’onorevole caro estinto. Il più antico è quello liquidato alla moglie di un ex avvocato trapanese che fu eletto nell’Assemblea regionale nel 1947 e terminò il mandato nel 1951, cioè 65 anni fa. C’è la Regione Piemonte che ha incrementato lo stipendio già cospicuo dei propri consiglieri di 1300 euro mensili per “risarcirli” del mancato del vitalizio. Una revisione normativa che potrebbe aprire la strada ai rimborsi a quanti in passato non hanno ricevuto lo stesso trattamento gravando sulle casse non proprio floride di Palazzo Lascaris. C’è la Campania, l’ultima a recepire le linee guida varate nell’ottobre del 2014 dalla Conferenza Stato Regioni. Fino allo scorso anno elargiva oltre alla reversibilità anche un contributo una tantum di 30 mila euro in caso di decesso del consigliere regionale. Dopo il “taglio”, molto contestato tra l’altro, la Regione del governatore Vincenzo De Luca si  limita a pagare circa 10 milioni di euro l’anno ai 243 titolari di vitalizio (quando si dice la spending review). E c’è infine la Lombardia dove due ex consiglieri regionali, Giovanni Alpegiani e Claudio Bonfanti non hanno accettato la decurtazione del 10% e si sono rivolti al Tribunale del Lavoro. Per la cronaca, il Pirellone nel 2015 ha elargito 223 vitalizi, pari a circa 7 milioni l’anno. 

Insomma; regione che vai vitalizio che trovi. Una giungla. E se i giovani per anni hanno coltivato il mito del posto fisso - il più delle volte invano - per i politici la rendita a vita resta un traguardo ancora raggiungibile. Dal 2012 è stato varato il passaggio dal calcolo retributivo al contributivo, quello applicato a tutti i lavoratori, per così dire, “normali”. Il deputato pd Matteo Richetti, molto vicino al premier Matteo Renzi, ebbe a definire il vitalizio «una disparità scandalosa tra cittadini e politici». Ebbene, il simbolo per eccellenza della Casta, uscito dalla porta è rientrato dalla finestra. La lotteria delle regioni estrae ancora premi. Solo che ora li eroga a chi aveva maturato i requisiti prima che entrassero in vigore le nuove norme. Così che il vitalizio, privilegio duro a morire, continuerà a pesare ancora a lungo sulle casse degli enti locali. Lo percepiranno, ad esempio, al compimento dei 50 anni molti gli ex consiglieri regionali del Lazio. La legge che innalza la soglia di età a 65 anni è stata approvata dalla Pisana infatti nel novembre del 2015 e non potrà avere effetti retroattivi, Stesso discorso ma con requisiti anagrafici variabili nelle altre 15 regioni a statuto ordinario. E il vitalizio sarà cumulabile con un altro vitalizio. Inoltre, da quest’anno il prelievo di solidarietà imposto nel 2014, una cifra oscillante tra il 10% e il 30% dell’assegno, è stato sospeso per non incorrere nei ricorsi presentati dai consiglieri ai tribunali amministrativi regionali che ne avrebbero potuto dichiarare l’illegittimità. 

Il discorso non cambia se dalle regioni si passa al Parlamento. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, audito in commissione Affari costituzionali, alla Camera, ha elencato le cifre della vergogna: 2.600 assegni pari a 193 milioni di spesa. Con un gap tra contributi versati e contributi elargiti di 150 milioni. Se il vitalizio venisse calcolato con il contributivo per le cifre eccedenti i 50 mila euro, come ha proposto Boeri, si risparmierebbero ogni anno 76 milioni di euro. 

Risposte? Poche, critiche tante. L’ex deputato dc Gerardo Bianco ha parlato addirittura di «entrata a gamba tesa», di «spirito antiparlamento per screditare i politici». Altri di «ossessione per le retribuzioni dei colletti bianchi». Nel frattempo l’Ufficio di presidenza della Camera ha iniziato ad applicare la delibera sull’abolizione dei vitalizi per i parlamentari condannati in via definita a più di due anni per reati comuni. Cesare Previti e Toni Negri ne sanno qualcosa. Ma basterà che i due ex parlamentari, ormai ultraottantenni, presentino istanza di riabilitazione per ripristinare l’assegno. Come prima. Più di prima.
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