Consip, capitano dei carabinieri accusato di avere falsificato atti su Tiziano Renzi

Lunedì 10 Aprile 2017 di Valentina Errante
Tiziano Renzi
22

L’accusa è di falso. Ma a finire nei guai, questa volta, è Gianpaolo Scarfato, il capitano del Noe che ha condotto le indagini su Consip, con l’aggravante di avere commesso il reato proprio nell’ambito dell’indagine che, partendo dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, in carcere con l’ipotesi di corruzione, è arrivata al padre dell’ex premier Matteo Renzi (accusato di traffico di influenze) al ministro Luca Lotti e al comandante generale dell’Arma Tullio del Sette (questi ultimi indagati per favoreggiamento).

Oggi, interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Mario Palazzi gli contestano di avere attribuito a Romeo un'affermazioni relative a un incontro con Tiziano Renzi, «Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato» una frase che, in realtà, è stata pronunciata dall'ex parlamentare Italo Bocchino.

L'ufficiale è anche accusato di aver riferito il falso in merito alla presunta presenza di uomini dei servizi segreti che, durante gli accertamenti, controllavano i militari. Di fatto, gli stessi militari avevano verificato che l'uomo sospettato di essere uno 007, perché osservava i carabinieri mentre recuperavano "i pizzini" di Romeo dalla spazzatura, era un cittadino con residenza in quella strada. Circostanza omessa nell'informativa consegnata in procura.

L'indagine per la procura sarebbe stata dunque depistata e non ci sarebbero prove dell'incontro tra Romeo e Tiziano Renzi.

Era stata la stessa procura, all'inizio di marzo a revocare la delega di indagini su Consip al Noe dei carabinieri.

Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 22:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci