Legge elettorale, sì del Pd all'intesa con FI e M5S sul sistema tedesco. Renzi: si chiude entro il 7 luglio, soglia 5% inamovibile

Martedì 30 Maggio 2017
Legge elettorale, sì del Pd all'intesa con FI e M5S sul sistema tedesco. Renzi: si chiude entro il 7 luglio, soglia 5% inamovibile
1

Matteo Renzi chiama il Pd a ratificare il patto a tre con Forza Italia e Movimento 5 stelle sul sistema tedesco per «chiudere la riforma elettorale entro il 7 luglio». La proposta del segretario è stata approvata martedì in serata dalla direzione del Pd. Si sono astenuti 33 membri, tra i quali gli esponenti della minoranza di Andrea Orlando.

 



L'accelerazione sembra dunque portare verso un anticipo delle elezioni tra settembre e ottobre perché, chiarisce il leader dem, «io non sono impaziente, il voto però non è una minaccia ma democrazia». Ma se il premier Paolo Gentiloni partecipa alla direzione dem per testimoniare fisicamente che seguirà le scelte del suo partito, molti ministri, da Angelino Alfano a Andrea Orlando, sono contrari. E il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non nasconde le sue preoccupazioni sulla manovra da scrivere «sotto ciclo elettorale».

Il Pd ha chiuso oggi con Fi il ciclo di incontri a livello di vertici parlamentari per verificare l'intesa sul sistema tedesco. E dopo l'ok con M5S, anche Fi conferma i pilastri della legge: soglia al 5 per cento, nessun premio di governabilità e nomi dei candidati sulla scheda. «La soglia al 5% è un elemento inamovibile del sistema tedesco - chiarisce il leader Pd - e l'altro elemento cardine è che la scheda deve avere i nomi». No ai «veti» dei piccoli partiti, è la linea del Pd e anche di Silvio Berlusconi che smentisce retroscena su una sua contrarietà alla soglia al 5. «Fosse per me la porterei all'8 per cento», rincara il Cavaliere.

Porta sbattuta in faccia ad Angelino Alfano per il quale «l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità costerà» miliardi all'Italia. Ma il leader di Ap non si perde d'animo e annuncia il suo progetto di aggregare «una coalizione liberale popolare che supererà la soglia».

Per altri motivi e su un altro fronte, c'è il ministro e leader della minoranza Pd Andrea Orlando. «Puntare ad elezioni
in autunno rischiando l'esercizio provvisorio di bilancio significherebbe assumersi la responsabilità di un salto nel
buio», protestano 31 senatori legati al Guardasigilli. Il dubbio, chiede Orlando in direzione, è «se questo sistema
garantirà stabilità». Preoccupato per le difficoltà di approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre in caso di conclusione anticipata della legislatura si dice anche il ministro dell'Economia. «Sotto ciclo elettorale - sostiene il titolare di via XX Settembre - in Italia ma anche negli altri Paesi, è molto difficile fare dei cambiamenti».
In caso di elezioni tra settembre e ottobre si dovrà infatti fare lo slalom tra impegni con Bruxelles, insediamento del nuovo

Mentre il Colle è attento a non fare valutazioni prima dell'approvazione della riforma elettorale, Gentiloni non ha
intenzione di mutare la sua azione di governo finchè sarà chiamato a reggere il paese. «Ribadisco che il governo -
sostiene il premier che oggi ha incontrato il primo ministro canadese Justin Trudeau - si augura un'intesa sulla legge
elettorale, ma che non abbiamo un ruolo da protagonisti. Confermo che il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha degli impegni che intende mantenere».

La direzione Pd. «Dobbiamo prendere atto che c'è una significativa convergenza di FI, M5S, partiti o il partito della sinistra radicale» guidato da Nicola Fratoianni «fino alla Lega per avere un sistema mutuato dall'esperienza tedesca», ha detto Renzi alla Direzione Pd.

Il sistema tedesco «non è il mio modello, il punto chiave del sistema tedesco è che noi siano davanti al bivio di una soluzione che porta alla pacificazione istituzionale, con l'80 per cento dei partiti che lo vuole e porta il paese a ordinato svolgimento del passaggio elettorale senza forzature», ha sostenuto l'ex premier.

 «Vi propongo di votare la relazione con il consenso del Pd per andare ad accettare il sistema tedesco con quella indicazione sulla data entro la prima settimana di luglio, perché altrimenti non si fa più», ha continuato Renzi. «Io non sono un entusiasta di un sistema proporzionale con soglia al 5%» ma «la nostra serietà è quella di offrire al Paese un sistema che abbia un consenso più ampio possibile», aggiunge.

«La soglia al 5% è un elemento inamovibile del sistema tedesco e deve restare un altro elemento chiave, la scheda deve avere i nomi. Sono due elementi cardine», ha poi sottolineato Renzi. «Il veto di un piccolo partito non può costituire un blocco» rispetto a un riforma di sistema, «se uno non capisce questo, non c'è nessuna polemica da fare ma solo si deve prendere atto che noi siamo da un'altra parte: no al veto dei piccoli partiti, sì al diritto di voto dei cittadini». 

«Sostenere il governo Gentiloni è sostenere noi stessi, quando si vota lo si decide nei luoghi competenti ma la legge elettorale va fatta non perché abbiamo impazienza di andare a votare ma perchè è condizione di serietà del patto con il Capo dello Stato e con i cittadini», ha poi detto ancora Renzi in direzione aggiungendo però che «in democrazia capita di votare» e «sostenere che il voto costituisce una minaccia è una tesi suggestiva che non suggerirei ai giovani».

«Quando si vota non è un problema che dobbiamo affrontare qui adesso. Noi dobbiamo affrontare un tema diverso, quando si vota la legge elettorale», ha proseguito Renzi ricordando come i capigruppo tra Pd e FI abbiano concordato che l'ok alla legge debba arrivare entro il 7 luglio. 

«Il giorno dopo l'ok alla legge elettorale la sfida sarà sui contenuti, su quale idea di Italia abbiamo, e su questo abbiamo la presunzione di essere, come Pd, quelli che dettano l'agenda. Non siamo a fare battaglia di retroguardia ma ad immaginare un futuro», ha affermato ancora il segretario: «È populista colui il quale non solo dice cose che la gente vuole sentirsi dire ma che non si rende conto che in questa fase la grande sfida della politica è avere un progetto, una visione».

«La banale semplificazione dell'inciucio con Berlusconi è talmente stancante da aver perso anche l'elemento di divertimento iniziale», ha insistito Renzi sull'accusa di puntare con il sistema tedesco all'intesa con il Cavaliere.

«In Europa un partito tradizionale che sta al 30% è un'eccezione, non una regola, è una rarità», ha rilevato ancora il segretario del Pd. 

La segreteria. Renzi ha poi annunciato una segreteria di 12 persone a cui si aggiungeranno 25 dipartimenti. Entrano Matteo Richetti come portavoce, Lorenzo Guerini come coordinatore, Andrea Rossi, Matteo Ricci, Tommaso Nannicini, Debora Serracchiani, Giusi Nicolini, Bobo Giachetti, Benedetta Rizzo, Teresa bellanova, Angela Marcianò, Elena Bonetti. «In questa segreteria ci sono ancora dei posti aperti, e se vorranno, aperti alle persone che non hanno condiviso il cammino congressuale, è una segretaria non basata sul gioco delle correnti», ha detto Renzi.

Orlando. «Non era scontato che in un quadro così convulso si sarebbe raggiunto un così ampio consenso sulla legge elettorale. Ma il punto è: la forma cancella del tutto il contenuto? Io ho vissuto la stagione delle verifiche, dei rimpasti, non torniamo là? Siamo sicuri? Io non lo sono», ha detto Orlando nel suo intervento alla Direzione. «Con la scelta che stiamo per compiere rischiamo di mettere un tratto definitivo sulla parola centrosinistra», ha continuato. «Questo sistema non credo garantirà stabilità» e sarà «un nostro problema spiegare come l'esito probabile» del voto, l'accordo con Forza Italia, sia un «esito compatibile con un disegno riformista del Paese», ha aggiunto.

 

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci