Renzi ammette: «Referendum? Abbiamo straperso». E rilancia il Mattarellum

Domenica 18 Dicembre 2016
Renzi ammette: «Referendum? Abbiamo straperso». E rilancia il Mattarellum
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«Da ora in poi, la parola d'ordine del Pd è noi». Matteo Renzi è davvero soddisfatto dell'impostazione data all'Assemblea del partito. Nel suo discorso il leader dem ha ammesso la sconfitta del referendum («abbiamo straperso»), ha analizzato a fondo i motivi della batosta («abbiamo preso gol in casa, tra i giovani»), ha ammesso di aver pensato seriamente di mollare. Ma soprattutto, come ha ripetuto ai fedelissimi in una pausa dietro le quinte nel corso dei lavori dell'Assemblea, ha scelto di «accettare il consiglio» e di non andare alla «resa dei conti sulla pelle del Paese» anticipando il Congresso. «Rispetteremo i tempi e le regole che ci siamo dati», ha spiegato sul palco declinando una decisione che fino alla fine aveva voluto tenere per se. Prima di arrivare a questo, però, c'era stata la premessa. Non secondaria: «I mille giorni appartengono al passato», ha detto Renzi. Il lavoro fatto dal suo governo rimane «nel libro che pubblicheremo sui mille giorni». Ma non resta certo nel libro dei sogni: «Le nostre riforme non puzzano, restano e segnano la storia del Pd e di tutti noi». Un modo, insomma, per chiudere sulle polemiche (anche interne) sul lavoro del passato esecutivo. Senza però, come è scontato, disconoscere quanto fatto. E infatti Renzi dal palco dell'Assemblea ha elencato gli interventi di cui è più orgoglioso, dalle unioni di fatto al dopo di noi. Ma ora si è aperta una nuova fase, di ascolto del Paese e anche dei consigli: «Siamo nel momento zen», ha spiegato il leader dem mandando metaforicamente in soffitta il camper: «Non ci andrò più, appartiene al passato».

La nuova fase si aprirà formalmente mercoledì, con la convocazione della segreteria: «Per me è stata sempre un problema», ha ammesso il segretario.

A chi gli ha chiesto se la segreteria cambierà, se entrerà la minoranza, Renzi ancora non ha risposto: «Vediamo cosa accade, comunque è iniziato un percorso». Non è cattiva volontà, ma da parte del leader c'è da verificare come andrà avanti questo nuovo corso. In questo quadro rientra la proposta fatta sulla legge elettorale: «Il Mattarellum deve diventare la proposta del Pd». Un appello che la minoranza interna ha subito raccolto, così come alcune forze di opposizione. Non così nettamente da Forza Italia, però. Un dettaglio che non spaventa Renzi: «Formalmente hanno detto no, ma vediamo cosa accade», è andato rassicurando il segretario a chi tra un intervento e l'altro gli chiedeva lumi sulla 'roda map'. A questo proposito, il Pd non dovrebbe formalizzare da domani con una Pdl la proposta sul Mattarellum: «La Consulta decide il 24 gennaio, domani. Non si tratta di anticipare la Consulta. Tra l'altro non ci sono i tempi, le Camere chiudono per Natale e riaprono a gennaio», ha chiarito lo stesso leader. Piuttosto, anche in questo caso si tratta di vedere chi davvero ci sta. Quello che Renzi non ha voluto dire, evitando il tema anche nella sua relazione, è il 'timing' verso e nuove urne. In questo caso, sono i fedelissimi renziani che si sbilanciano: «Non cambia nulla, anche senza anticipo del Congresso: si vota in primavera, al massimo a giugno».

Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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