La rete internazionale dei 5Stelle: dopo gli ambasciatori il convegno sull'intelligence

Mercoledì 21 Giugno 2017 di Stefania Piras
Di Maio (LaPresse)
Non solo ambasciatori. Il corpo diplomatico è solo la punta dell'iceberg del lavoro sotto traccia del Movimento 5 stelle con un pezzo di establishment tetragonale, quello che c'è ma non si vede, che si muove ma è immobile: i servizi segreti. Ne è una prova il mega convegno che si terrà a Montecitorio il 21 luglio dal titolo "I servizi segreti nel mondo" organizzato dal deputato M5S e membro del Copasir Angelo Tofalo che ha l'ambizione di mettere a confronto anche a livello normativo i servizi dei vari paesi, quelli con licenza di uccidere e non, quelli più controversi e più efficienti.

Tra i relatori ci sono David Alvarez, professore californiano che si è occupato dei servizi vaticani, Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, lo storico e vecchia conoscenza del M5S Aldo Giannuli, Alfredo Mantici, già capo del dipartimento analisi del Sisde, Alberto Massari, presidente dell'associazione HUT8, e un ex generale israeliano Yaakov Amidror, per quattro anni a capo del National Security Council e anche Adriano Soi, ex prefetto e ora docente di security studies.

Questo è  il milieu. Manca ancora il relatore statunitense ma perché da qui a un mese il M5S attende che il presidente Donald Trump nomini il nuovo ambasciatore americano a Roma. Ambasciata che intanto sta prendendo le misure al Movimento. Tre contro uno, questa la formazione con cui si sono presentati nell'ufficio di Montecitorio del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Il Dipartimento di Stato americano martedì pomeriggio ha inviato tre ambasciatori per scrutare la pratica Di Maio e quindi M5S.

Un'ora di colloquio con Conrad Tribble, Deputy Assistant Secretary, carisma molto trasversale e convinto sostenitore del soft power diplomatico, uno che era nella lista degli invitati alla cena organizzata dall'ex presidente Obama in onore della visita dell'ex premier Matteo Renzi  che portò con se uno spicchio di italianità autentica da Giusi Nicolini a Bebe Vio. Ecco, il compito di Tribble era decifrare il clima politico italiano attuale e per farlo, all'appuntamento con Di Maio che era molto curioso di conoscere si è presentato con Kelly Degnan, ambasciatrice americana che ha l'interim in attesa delle nuove nomine e con il primo segretario della sede diplomatica statunitense, Anthony Pirnot. Una triade di primo livello. 

Colloquio che è stato definito «proficuo e cordiale» in cui Di Maio ha fatto capire che l'alleanza atlantica non è in discussione.
Il candidato premier in pectore del M5S l'ha descritta «un'occasione utile per aprire un confronto schietto e trasparente con uno Stato amico e alleato dell'Italia in numerose aree di interesse». Solo una dose di prudenza è stata avanzata da Di Maio quando si è trattato del tema spese NATO: il 2 per cento del Pil rivendicato dal presidente Trump al premier Gentiloni. Sulla questione immigrazione Di Maio non ha parlato di muri da erigere ma di una situazione comunque insostenibile per l'Italia tanto che posto l'accento sulla necessità di ricevere maggior supporto dall'Europa e quindi: superare gli accordi di Dublino. Ma non è l'unico scoglio da affrontare nelle cancellerie europee questo: si è parlato dell'urgenza di svincolarsi dai parametri dell'austerità imposta dal fiscal compact e di oltrepassare l'obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione per raggiungere nuovi e più ampi margini di flessibilità.
Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 19:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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