Medicina: né maschi né femmine l'intersessualità approda in Senato

Lunedì 17 Ottobre 2016
Medicina: né maschi né femmine l'intersessualità approda in Senato
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Diventa un caso parlamentare l'intervento chirurgico per il cambio di sesso da femmina a maschio, eseguito al Policlinico Pietro Giaccone di Palermo su una bambina di due anni affetta da Dsd, ovvero da Disturbo dello sviluppo sessuale.

La vicenda - della quale si sono occupate anche l'Associazione radicale Certi Diritti e Intersexioni - è finita dalle pagine dei quotidiani a palazzo Madama, dove un gruppo di senatori (prima firma Lo Giudice, Pd) si è rivolto con un'interrogazione ai ministri della Salute e degli Affari Regionali.  Alla nascita - quello che ora dal punto di vista anagrafico è un bimbo - era stato identificato come appartenente al sesso femminile ma successivi approfondimenti, hanno accertato che il suo patrimonio genetico era invece associabile al sesso maschile. La trasformazione è stata eseguita con due complessi interventi di alta chirurgia pediatrica, che hanno prima comportato la ricostruzione del pene e delle vie urinarie e, successivamente, si è provveduto a rimuovere l'utero e la vagina.  Nella classificazione medica, ricordano i 16 senatori che hanno depositato l'interrogazione, per Disturbi nello sviluppo sessuale «si intendono quelle caratteristiche di sesso cromosomico, gonadico o anatomico che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie di femmina e maschio».

Non si tratta di una patologia rarissima, visto che secondo gli studi più accreditati su 1.000 nati 17 presentano una qualche forma di intersessualità. Ma perché se ne occupa la politica? Perché le «persone intersessuali potrebbero già essere protette dall'articolo 2 della Costituzione, anche se occorrerebbe una legge ad hoc - scrivono i senatori - per evitare di perpetuare la loro invisibilità politica e sociale e garantire loro una più efficace protezione».  «Le vigenti linee guida mediche - si legge ancora nel testo dell'interrogazione - sono improntate a cercare di cancellare queste forme di diversità per mezzo di trattamenti farmacologici non necessari e interventi chirurgici neonatali mirati a 'correggerè tratti che molti medici considerano sintomi di una patologia».  «Questi interventi precoci-prosegue il testo- vengono praticati senza considerare le conseguenze irreversibili sull'apparato genitale e riproduttivo» e senza poter prevedere con certezza «il fatto che lo sviluppo dell'identità sessuale della persona interessata potrebbe rivelarsi discordante rispetto al sesso attribuito e modificato chirurgicamente in tenera età». (

«L'obiettivo indicato dalle sempre più numerose organizzazioni non governative che si occupano di questo tema è di garantire l'integrità fisica e l'autodeterminazione delle persone con caratteristiche intersex, e trova nella battaglia per l'abolizione delle mutilazioni genitali neonatali il suo punto di riferimento».  Nel maggio 2015, sottolineano Lo Giudice e gli altri interroganti, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Nils Muiznieks dichiarato «l'urgenza della fine di interventi chirurgici 'normalizzantì non necessari, nonché della depatologizzazione dell'intersessualità».  Tra gli altri interrogativi, i senatori chiedono alla Lorenzin e a Costa se «abbiano raccolto informazioni sull'accaduto e se la persona interessata sia stata sottoposta a intervento chirurgico a causa di un imminente e serio pericolo per la sua salute» e «se non ritengano opportuno avviare dei programmi informativi rivolti alle famiglie interessate, affinché siano consapevoli dei rischi che possono scaturire da tali operazioni e possano valutare opzioni alternative, quali quella di crescere il figlio o la figlia senza sottoporlo o sottoporla a interventi invasivi e lasciandogli o lasciandole la scelta sul proprio corpo quando sarà in grado di scegliere per sé».
Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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