Sblocca-Italia, dal governo arriva
un piano per il credito alle imprese

Domenica 17 Agosto 2014 di Andrea Bassi
Pier Carlo Padoan
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Una sola riga. Poche parole che svelano decisamente poco. Eppure nell’inciso inserito da Matteo Renzi nel documento di consultazione pubblica sul provvedimento ribattezzato «sblocca-Italia», che dovrebbe vedere la luce nel consiglio dei ministri del 29 agosto, è condensata una parte fondamentale del progetto che nelle intenzioni del governo servirà a dare una frustata all’economia. Al punto sei delle due scarne cartelle in sui sono sintetizzate le intenzioni dell’esecutivo, alla voce «sblocca burocrazia», si parla del «potenziamento dell’operatività di Cassa depositi e prestiti a supporto dell’economia». La società pubblica che raccoglie il risparmio postale e che è controllata all’80 per cento dal Tesoro e con circa il 20 per cento dalle fondazioni bancarie, dovrebbe essere insomma uno dei perni della ripresa. Ma in che modo il governo ha intenzione di utilizzare la potenza di fuoco della Cdp per rilanciare l’economia? «L’idea», spiega una fonte a conoscenza diretta del dossier, «è quella di rendere la Cassa italiana sempre più simile alla Kfw tedesca». Di che si tratta? L’omologa teutonica della Cassa quando è nata si chiamava Kreditanstalt fuer Wiederaufbau, la Banca della ricostruzione, e amministrava i fondi del piano Marshall. Oggi, sotto la nuova denominazione di KfW Bankengruppe, è uno dei primi tre gruppi bancari della Germania. La Kfw ha una garanzia dello Stato molto ampia, mentre quella che la Repubblica assegna alla Cassa riguarda soltanto il risparmio postale. I tedeschi, insomma, riescono ad emettere obbligazioni sul mercato e a raccogliere soldi presso gli investitori istituzionali per poi finanziare il sistema produttivo tedesco, a costi bassissimi potendo contare sullo stesso rating di Berlino.





IL PROGETTO

La Cassa depositi, rispetto ai tedeschi, è come se giocasse con le mani legate dietro la schiena. Per questo, una delle ipotesi sul tappeto, sarebbe quella di estendere la garanzia statale delle attività della società presieduta dall’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini. Una garanzia che potrebbe non riguardare tuttavia tanto le attività di raccolta come la Kfw, ma soprattutto quelle di impiego per fare in modo che i soldi nella disponibilità della Cassa possano affluire più facilmente al sistema produttivo. La potenza di fuoco, del resto, è alta già soltanto attraverso la raccolta del risparmio postale, che nell’ultimo bilancio ha superato i 240 miliardi. Le piccole e medie imprese oggi vengono finanziare con una frazione di questi soldi attraverso la mediazione del canale bancario. Se i soldi che la Cassa fornisce agli istituti di credito fossero garantiti dallo Stato, non assorbirebbero capitale delle banche, perché queste ultime non dovrebbero fare accantonamenti per il rischio avendo, appunto, la garanzia pubblica. Questo faciliterebbe la richiesta di fondi...
Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 10:56

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