Inchiesta Perugia sul dossieraggio, Melillo: «Striano non può aver fatto tutto da solo»

Il procuratore sentito dall’Antimafia: «Una regia? Ci sono indagini in corso. C’è un mercato parallelo di informazioni riservate»

Giovedì 7 Marzo 2024 di Valentina Errante
Inchiesta Perugia sul dossieraggio, Melillo: «Striano non può aver fatto tutto da solo»

Parla di un possibile mercato delle informazioni riservate sul quale si allunga l’ombra di una regia. E non usa mezzi termini nel definire la situazione «gravissima». Ma chiarisce subito che le segnalazioni di operazioni sospette sono fondamentali per le indagini di mafia e terrorismo. Il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, aveva chiesto di essere sentito davanti alla commissione bicamerale di Palazzo San Macuto presieduta da Chiara Colosimo (FdI) affinché «fossero colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni dello Stato».

E a san Macuto (in 5 ore di audizione) ha difeso l’istituzione che rappresenta. «Il mio ufficio non è un colabrodo», ha detto, precisando che molti dei dati illegittimamente acquisiti sono stati esfiltrati da altre banche dati e dilungandosi a lungo su come siano cambiati le regole e i controlli dal suo insediamento. Il riferimento – dopo la maxi inchiesta di Perugia che vede indagati il magistrato in forza all’Antimafia, Antonio Laudati, e il finanziere Pasquale Striano, che avrebbe compiuto circa 800 accessi alle banche dati, diffondendoli attraverso i giornali e utilizzando le Sos, insieme allo stesso Laudati, per confezionare finti fascicoli ad hoc da mandare alle procure – è a quelle che Melillo definisce «punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema, ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia». È cominciata così l’audizione di Melillo.

Il nodo è quello della sicurezza, sul quale, sin dal suo insediamento, ha tenuto a precisare il numero uno della Dna, è subito intervenuto: «In tutte le procure ci sono fascicoli sulle intrusioni ai sistemi che contengono notizie riservate», inchieste che non riguardano il suo ufficio. «È avvenuto anche di recente - ha detto - come dimostra un caso denunciato dal direttore dell’Uif (Unità di informazione finanziaria) al procuratore di Roma che me ne ha dato notizia in un quadro di totale collaborazione». All’audizione ha partecipato anche Federico Cafiero de Raho, parlamentare 5 Stelle e fino a due anni fa al vertice della Dna. 

L’ALLARME

Melillo ha ricostruito tutti i passaggi dal suo arrivo negli uffici di via Giulia: «Siamo stati al centro di un attacco determinato dalla rottura del patto di fedeltà che deve legare ogni pubblico ufficiale verso chi presta servizio, agevolato da un deficit strutturale del meccanismo di prevenzione e controllo». E a proposito dell’attività di Striano, ufficiale del nucleo di polizia Valutaria distaccato in Dna, ha ricordato il caso di Pio Pompa: «Le condotte di Striano - ha detto - mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che confliggono con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano». Poi ha chiarito, facendo riferimento all’imprescindibile presunzione di innocenza: «È «una mia personale valutazione, ma ho una discreta esperienza anche come vittima di autentici dossieraggi abusivi, come quelli ritrovati negli archivi paralleli della sede Sismi affidati a Pio Pompa nel 2006».

L’INCHIESTA

Ma c’è anche la posizione di Laudati. Quando il ministro della Difesa Guido Crosetto, all’indomani di alcuni articoli che riguardavano il suo patrimonio, ha presentato la denuncia, dando il via all’inchiesta e sono stati scoperti gli accessi abusivi di Striano, il pm della Capitale si è rivolto a Laudati, anziché a Melillo. «Laudati me ne diede notizia dicendomi: “Noi non abbiamo a che vedere con questa storia, lavora sia al nucleo Valutario della Finanza che alla Dna”». E Melillo ieri ha aggiunto: «Chiesi conto al comandante del nucleo per capire come funzionasse e mi rispose che alcuni giorni Striano andava nella sede della Finanza per accedere alle banche dati». Era da lì che faceva gli accessi abusivi.

Ultimo aggiornamento: 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA