Yara, richiesta del pm slitta al 18 maggio: Bossetti rischia l'ergastolo

Venerdì 13 Maggio 2016
Massimo Bossetti
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dalla nostra inviata

BERGAMO - Yara "è stata ferita lì, è morta lì, e lì è rimasta fino a quando non è stata ritrovata".  E gettarla in quel gelido campo di Chingolo d'Isola, "dove è morta dopo un'agonia", è stato Massimo Bossetti. Il suo dna corrisponde, senza alcun margine di dubbio, a quello di Ignoto 1 isolato sui leggings e sugli slip della ginnasta tredicenne. Un dna trovato "su un indumento intimo, molto poco accessibile, in prossimità di un taglio" sul corpo di Yara. Da qui è arrivato il contributo genetico dell'assassino, in un punto in cui non poteva essere finito per caso. Nella sua requisitoria la pm Letizia Ruggeri vuole fare chiarezza, una volta per tutte, sulla prova chiave a carico del muratore di Mapello. La sua firma, secondo l'accusa, sul corpo di Yara seviziata da un taglierino.  Il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, chiederà nella prossima udienza, il 18 maggio, la condanna di Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio. È probabile che, considerata la gravità delle accuse, il pm solleciti la condanna al carcere a vita.

IL DNA "PERFETTO"
Bossetti ascolta impassibile. Maglioncino viola, abbronzatissimo, ogni tanto scambia qualche parola con i suoi difensori. Oggi la pm chiederà per lui la pena massima, l'ergastolo, e per arrivarci mette in fila tutti gli elementi a carico del carpentiere. A cominciare dalla prova regina, quella traccia sugli slip che, in base alla relazione dei periti incaricati dalla Procura, permette di definire il profilo genetico "perfetto". Spiega la pm: "Per dare un’identità certa bastano 15 o 16 marcatori, in questo caso ne sono stati trovati 23 compatibili e la possibilità che ci sia un altro dna uguale a questo, nel mondo, è di 3.700 miliardi di miliardi di miliardi".

Non solo: c'è una sola probabilità su dieci mila miliardi che la mistura di sangue sia composta dal dna di Yara e quella di un altro soggetto che non sia Ignoto 1. La pm cita due sentenze in cui la Cassazione stabilisce che, in presenza di "un elevatissimo numero di evidenze statistiche confermative", nell'ambito di un processo il codice genetico non è un semplice indizio ma assurge a carattere di prova. E "posto che nel nostro caso il margine di incertezza è pari a zero, possiamo considerare il risultato del dna come prova", afferma il magistrato. Il fatto di non poter diagnosticare con certezza il materiale esaminato - si ipotizza il sangue della vittima mischiato con quello dell'assassino - "non inficia in alcun modo la caratterizzazione genetico: avremmo anche potuto non fare i test diagnostici, ciò che conta è il profilo genetico".

"STRESS AGONICO"
Drammatica la ricostruzione delle ultime ore di vita di Yara. La ragazzina "non è morta subito", spiega la pm. "C'è stata una lunga agonia. La vittima si è perfettamente resa conto dei colpi, ha provato paura e dolore. E' stata abbandonata in un campo, in condizioni di stress agonico". Gli spasmi inconsapevoli le hanno fatto afferrare l'erba con una mano. Il suo cuore non ha cessato di battere di colpo, ma in successione, "il decesso è legato una concausa tra colpi inferti, ipotermia e stress". Per questo al muratore è contestata l'aggravante della crudeltà, oltre a quella della minorata difesa. Bossetti si aspetta che il pm chieda l'ergastolo? "Certo, glielo abbiamo detto. O è bianco o è nero", ribatte l'avvocato di Bossetti, Claudio Camporini.

Le accuse del Pm. Secondo il magistrato di Bergamo, Letizia Ruggeri, il 16 giugno 2014, quando Massimo Bossetti fu fermato, «tentò di fuggire dagli investigatori» mentre non ha riscontro il suo racconto del pomeriggio del 26 novembre 2010, quando Yara scomparve. «Abbiamo riscontri di un suo tentativo di fuga sul cantiere - ha spiegato il pm - e questo viene raccontato da tre investigatori da prospettive diverse». Pertanto, per l'accusa, questo tentativo di fuga sarebbe «un comportamento sintomatico della consapevolezza che le forze dell'ordine erano lì per lui». Letizia Ruggeri ha ricordato come, per il fermo, fosse stato simulato un controllo nel cantiere per quanto riguarda il lavoro nero. Sempre secondo il pm, Bossetti, in un interrogatorio chiesto da lui, avrebbe accusato il suo collega Massimo Maggioni «di cose che lui aveva fatto», raccontando della possibilità che il collega di lavoro avesse portato il suo Dna sul corpo della vittima per malanimo nei suoi confronti. Il muratore di Mapello è infatti imputato anche per calunnia. Il pm ha poi iniziato a passare in rassegna il racconto che Bossetti fece del pomeriggio del 26 novembre 2010, spiegando che questo non trova riscontri.

Nessun dubbio che il Dna nucleare di Massimo Bossetti sia stato trovato sul corpo di Yara Gambirasio. È questa la prova schiacciante che per il pm di Bergamo Letizia Ruggeri tiene in carcere il muratore bergamasco, accusato del delitto della 13enne. Nella sua requisitoria ricostruisce il percorso «lungo e tortuoso» che ha permesso di risalire all'identità di Ignoto 1, prima rintracciando il padre quindi risalendo alla madre. «C'era solo il Dna, si è partiti da un Dna che non si conosceva» e questo per l'accusa testimonia «la bontà del percorso scientifico» che porta a una corrispondenza tra la traccia biologica del sospettato - trovata sugli slip e sui leggings della vittima - e quella di Bossetti. «Se non avessimo avuto questo Dna - svela - questo soggetto non lo avremmo mai trovato». Eppure i tanti confronti scientifici portano al match, a quell'uomo «nato e cresciuto in queste zone, che lavorava nel campo dell'edilizia, nato a Clusone, che è stato residente a Brembate, con lavori sempre svolti in zona».

 Il macht che si è stabilito non porta «a un pastore sardo, a un cercatore di tartufi piemontese o peggio ancora a un immigrato, ma a un muratore bergamasco.

Non sapevamo assolutamente chi fosse, non era un sospettato, il suo Dna non era mai stato raccolto e ciò sgombra il campo dall'idea di voler trovare a tutti i costi un colpevole». Per l'accusa l'unico Dna che ha valore forense è quello nucleare e il fatto che nella traccia 'principè analizzata non sia stato trovato il Dna mitocondriale di Bossetti «non vuol dire che non ci sia. L'unico Dna che ha capacità identificative è quello nucleare, non è consigliabile fare la comparazione di quello mitocondriale in una traccia mista». Per il pm Ruggeri, «non è vi è modo di mettere in crisi il risultato genetico» che vede la corrispondenza tra Ignoto 1 e Bossetti. La requisitoria proseguirà per un'altra ora, per poi concludersi nella prossima udienza fissata il 18 maggio.


 

Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 15:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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