Tabaccaia uccisa, il perdono del padre: "Aiuteremo la figlia malata di quel folle"

Domenica 26 Luglio 2015
La vittima Maria Luisa Fassi e l'omicida Pasqualino Folletto
ASTI - "Aiuteremo la figlia malata di quel folle che ha ucciso nostra figlia". Il padre di Maria Luisa Fassi guarda avanti e commenta così le parole del killer di sua figlia dopo l'arresto di Pasqualino Folletto.



L'uomo, malato di ludopatia e che al gioco ha sperperato 11mila euro che dovevano essere impiegati nelle cure della figlia undicenne malata, dice nell'interrogatorio davanti ai carabinieri : "L'ho fatto per i miei figli, ero senza soldi. Poi quella donna si è messa a urlare e ho perso la testa".



I GENITORI DI MARIA LUISA: "AIUTEREMO LA FIGLIA DEL KILLER" «Se la figlia dell'uomo che ha ucciso la nostra avrà bisogno, noi ci saremo». È la frase attribuita ai genitori di Maria Luisa Fassi, la tabaccaia uccisa ad Asti, in un articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa. «Abbiamo saputo - è quanto afferma il padre, Piero Fassi - che quest'uomo ha una figlia malata.
Purtroppo. Nel nostro piccolo, se vorrà, faremo ciò che è nelle nostre possibilità per rendere meno dolorosa e meno solitaria la sua sofferenza. La sua famiglia, uccisa anch'essa da un gesto folle, non ha colpa per quanto è successo».








IL KILLER IN CELLA PIANGE E mentre si continua a cercare l'arma del delitto, un coltello da cucina che ha detto di avere gettato via alla periferia di Asti, tra la frazione Pontesuero e il centro commerciale «Il Borgo», amici e colleghi di lavoro non sembrano riuscire a darsi pace. «Pasqualino? È alto un metro e una lattina, sembra anoressico... stento a credere sia stato lui», dice Federico Zappaterra, che lavora nella ditta di spedizioni in cui Folletto era magazziniere.



«La mattina dell'omicidio Pasqualino arrivò tardi al lavoro - ricorda - disse che era rimasto addormentato. Lui abita al primo piano dello stabile della ditta, nessuno lo avrebbe visto uscire e rientrare per cui non capisco perchè avrebbe dovuto mentire...». L'amico descrive Folletto come «il classico lavoratore, molto legato alla famiglia e con qualche debito. Il gioco? Qualche gratta vinci ogni tanto, ma nulla di più - sostiene -. Una volta aveva vinto 500 euro e aveva fatto i salti di gioia...».



Ora invece Folletto, una moglie e tre figli giovanissimi fuggiti da alcuni parenti a Torino, piange e si dispera in una cella del carcere di Quarto d'Asti, dove rifiuta di mangiare. Lunedì mattina sarà sottoposto alla convalida dell'arresto. Il pm Luciano Tarditi ha depositato questa mattina la richiesta, che lunedì verrà esaminata dal gip Giorgio Morando. Due i legali che assistono Folletto, Sara Merlino e Stefano Romagnolo. L'uomo è accusato di rapina aggravata e omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà per le 45 coltellate con cui si è accanito sulla tabaccaia. «Urlava, non ci ho capito più niente», insiste Folletto, che dopo avere lasciato la donna agonizzante in una pozza di sangue è fuggito con il bottino della rapina - appena 800 euro.



«Li ho spesi al supermercato», ha rivelato tra le lacrime. «In effetti, qualche problema lo aveva - ammette un collega -. Ogni tanto chiedeva un anticipo dello stipendio, che gli veniva puntualmente concesso. Il gioco? Non sono che che mi riguardano e che sta a me dire - si schernisce - dico solo che aveva qualche problema...». «Non ci diamo ancora pace, ma quell'uomo un pò mi fa pena», sono le poche parole pronunciate dal papà della vittima, Piero Fassi. I famigliari della donna sono chiusi nel silenzio. «Non me la sento di parlare», spiega il marito, Valter Vignale. «Maria Luisa non c'è più. Vorrei parlare di lei, non d'altro» afferma la sorella, Maura Fassi.




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