Senigallia, ostetrica si ammala di morbillo: non era vaccinata. Profilassi in ospedale

Lunedì 28 Agosto 2017
L'ospedale di Senigallia
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Si aggrava il quadro clinico dell'ostetrica allontanata dal servizio dall'ospedale di Senigallia perché affetta da morbillo. La donna ha infatti contratto la polmonite, una delle complicanze che possono insorgere (secondo le statistiche in sei casi su 100) dopo essere stati contagiati dal paramyxovirus. Il direttore medico del presidio ospedaliero di Senigallia, Silvana Seri, ha comunque assicurato che, finora, non ci sono stati nuovi casi di morbillo, proprio grazie alle procedure antidiffusione attivate a partire da venerdì 25 agosto, quando il caso dell'operatrice ammalata è stato comunicato alla Direzione. 

L’ostetrica era assente dal lavoro per malattia dal giorno 20. Il caso è stato segnalato il 25 agosto e la direzione sanitaria dell’Ospedale di Senigallia ha comunicato il caso al Servizio ISP – Malattie Infettive del Dipartimento di Prevenzione che ha subito avviato l’indagine epidemiologica con l’ausilio della direzione medica dell’Ospedale. Vista la necessità di ricostruire rapidamente i contatti avuti dalla ostetrica malata nei probabili giorni di incubazione della malattia, è stato costituito un primo gruppo di lavoro con la partecipazione dei medici del Dipartimento di Prevenzione, la direzione infermieristica per turni operatori, Pronto soccorso, Direzione medica ospedaliera, divisione ostetricia e pediatria.

L'ostetrica «ha assistito direttamente ad un solo parto nel periodo di incubazione della malattia.
Da inizio agosto nel reparto sono nati 5 o 6 bambini, che per un mese, l'arco di tempo in cui teoricamente potrebbero sviluppare la malattia, verranno richiamati ogni settimana in Pedriatria per un follow up», lo assicura il presidente della Commissione regionale Sanità Fabrizio Volpini. «Il nostro sistema di sorveglianza - sottolinea - ha funzionato egregiamente. Siamo riusciti a circoscrivere tutti i contatti avuti dall'ostetrica, abbiamo tenuto alcuni bimbi e genitori in osservazione, verifichiamo lo stato di immunità delle coppie». Se mamme e papà si sono vaccinati o avevano contratto in passato il virus selvaggio del morbillo i neonati sono 'copertì e, almeno per alcuni mesi, non rischiano nulla. Anche questa vicenda - commenta Volpini, medico di base e padre di due medici, pro vax militante - dimostra che vaccinarsi è «un atto di protezione collettiva».


Sono intanto sette le persone momentaneamente allontanate dal servizio nell'Ospedale perché non immuni al morbillo. È quanto si apprende dalla Direzione medica del Presidio Ospedaliero senigalliese. Quattro operatori del reparto di ostetricia e due di radiologia, personale non vaccinato contro il morbillo, che non ha contratto la malattia in passato o che non ricorda se l'ha avuta, sono stati momentaneamente allontanati in attesa che vengano resi noti i risultati dei test immunologici cui sono stati sottoposti. 

Il caso è «un grosso guaio», afferma l'immunologo Roberto Burioni in un post su Facebook. «Prima di tutto - scrive Burioni - il morbillo è una infezione molto contagiosa. Questo non solo perché chi la contrae diffonde il virus in maniera estremamente efficace, ma soprattutto perché il virus viene emesso dalla persona anche nei giorni precedenti alla malattia». Il ruolo delle ostetriche, sottolinea Burioni, è particolarmente delicato. «Un' ostetrica ha solitamente a che fare con donne gravide. Il morbillo, contratto durante la gravidanza, è una eventualità grave che può portare a conseguenze drammatiche per il feto. Se una delle donne gravide con cui è entrata in contatto ha contratto l'infezione, in questo momento, insieme al bimbo che porta in grembo, è in serio pericolo. Capite che è una situazione davvero poco desiderabile, e la cosa più grave è che è facilmente evitabile. L'ostetrica non era stata vaccinata: se lo fosse stata non avrebbe potuto contrarre il morbillo e non avrebbe potuto trasmetterlo alle
donne gravide. Chi lavora in un ospedale è da un lato più esposto al contagio, dall'altro è a contatto con popolazioni più vulnerabili: deve vaccinarsi. Non c'è scritto in nessuna legge ma il personale senso di responsabilità deve indurre il sanitario a questa scelta per proteggersi lui stesso e per proteggere i pazienti. Non basta: quando una donna si avvicina all'età fertile deve mettersi in regola con le vaccinazioni, perché un morbillo, una rosolia o una varicella possono trasformare nove mesi di felice attesa in un incubo terribile ed evitabile con una semplice, innocua ed efficacissima vaccinazione». 

 
Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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