Napoli, il racconto di Valentino: «Io, 19enne sopravvissuto alle stese»

Lunedì 5 Settembre 2016 di Leandro Del Gaudio
Napoli, il racconto di Valentino: «Io, 19enne sopravvissuto alle stese»
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«Quella mattina dovevo andare al mare, aspettavo gli amici per trascorrere la prima giornata di svago, magari in vista di una breve vacanza che avrei dovuto trascorrere in Spagna. Un sogno atteso da mesi, dopo un anno di lavoro, avevo messo da parte qualche risparmio. Un sogno che si è infranto in una manciata di secondi». È il dieci agosto scorso, sono da poco trascorse le tredici in via Marco Aurelio, quando al rione Traiano scoppia l'inferno. È così che l'estate di un ragazzo di 19 anni, si chiama Valentino Esposito, cambia all'improvviso: si ritrova al centro di quelle che oggi vengono chiamate «stese» - agguati plateali per rimarcare il proprio dominio del territorio -, viene ferito gravemente all'altezza dello stomaco. Non morirà. Un miracolo, il suo.
Meno di un mese dopo, ripercorre la sua estate in ospedale con il Mattino: «Non riuscivo a capire cosa fosse accaduto - dice oggi il 19enne ripensando a quella mattinata del giorno di San Lorenzo - so solo che mi portarono qui in ospedale, dove sono stato operato da medici in gamba, dove sono stato salvato e da dove spero di uscire presto in buone condizioni di salute».

Valentino Esposito è ancora in ospedale, al San Paolo, accudito dai genitori, amici e parenti. Un miracolato - insistono i medici - mentre si attende l'esito dell'ultima radiografia, in vista del possibile via libera per il ritorno a casa: diaframma, fegato e polmone colpiti dalle schegge del colpo esploso quella mattina, sarebbero bastati pochi millimetri ad uccidere un ragazzo estraneo al crimine, raggiunto per errore nel corso di un agguato camorristico.
Da allora indagini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli, che hanno escluso ogni coinvolgimento del ragazzo in dinamiche criminali, ma anche della donna che stava affacciata al balcone, lì a pochi passi da Valentino Esposito. Ma chi è il 19enne ferito? «Lavoro, vivo qui al rione Traiano, non chiedo di lasciare Napoli, ma di vivere in una società migliore, magari con una massiccia presenza di forze dell'ordine. Mio padre è un lavoratore, è impiegato in un'agenzia nautica, ma è stato anche nel corpo dei vigili del fuoco; mio nonno è cavaliere della Repubblica, dopo una vita con i vigili del fuoco, insomma in famiglia siamo tutti per la legalità. È trascorso quasi un mese, ma davvero non riesco a capire chi e perché mi ha provocato queste ferite. Mi stavano ammazzando senza un motivo».

Un inferno, quel dieci agosto scorso, in periferia: alle sei del mattino vennero esplosi otto colpi in zona rione Traiano, tanto che qualcuno pensò ad una festa all'alba per San Lorenzo, in attesa della notte per le stelle cadenti; poi alle tredici la probabile risposta, ancora un agguato nel corso del quale vengono feriti Valentino Esposito e una donna colpita mentre stendeva i panni da asciugare al balcone del primo piano; poi, in serata nuovi spari in zona Loggetta. Ma è il padre di Valentino, Ugo Esposito a prendere la parola: «Abbiamo ricevuto vicinanza e solidarietà da parte di gente comune, di persone che ci conoscono, dagli stessi agenti della polizia che sono venuti a fare un sopralluogo a casa nostra. Credevano di trovare qualcosa di compromettente per motivare un possibile coinvolgimento del ragazzo con l'ennesimo episodio di far west cittadino, ma si sono ricreduti subito. Hanno fatto il loro lavoro e la loro presenza ci ha confortato».
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 16:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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