Auto trasportate via dal fango. Strade che sembrano diventate fiumi. Case travolte dalla frana. Numerosi i dispersi e le vittime. Famiglie rimaste imprigionate nelle abitazioni. Sono immagini e testimonianze drammatiche quelle che arrivano da Casamicciola sull'isola d'Ischia, dopo la frana di questa mattina, causata dal maltempo. Abbiamo raggiunto Andrea Billi, geologo dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR, per capire cosa è successo e, soprattutto, se la tragedia si poteva evitare.
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Frana Casamicciola, la testimone: «Io prigioniera in casa: pioggia e boati, è stato un incubo» https://t.co/OjIMkBM7j0
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) November 26, 2022
Quali sono le cause della frana di questa mattina?
«Eventi di tipo piovoso molto ingenti e improvvisi innescano frane e fiumi di fango, dal punto di vista geologico questo è un fatto naturale e non è nuovo nel nostro Paese. Quindi purtroppo, non meraviglia che ci siano frane in corrispondenza di eventi piovosi così forti, anche con danni e perdite per case e persone».
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C’è un tema importante di densità abitativa, quindi.
«Certo, è un tema molto importante sia nel territorio italiano, sia in queste isole densamente abitate e molto turistiche. In Italia, non è nuovo il fatto che si vada a costruire, ad esempio, negli alvei dei fiumi. Si vedono torrenti magari in secca e si pensa “qui il fiume non c’è più”, ma non è così, il fiume c’è quando arriva un evento piovoso particolare. Accade anche nelle aree golenali, quelle dove magari una volta ogni dieci anni un fiume va a sfogare. Si costruisce lì e poi non ci si può meravigliare di frane o simili».
E a Ischia?
«Non conosco la situazione delle specifiche case coinvolte ma è chiaro che queste isole sono vulcaniche, molto scoscese, ripide, con depositi vulcanici spesso cineritici, fatti di particelle, dunque in un terreno scosceso, ripido e di roccia cineritica e quant’altro non sorprende che ci siano frane. A volte, peraltro, sono proprio le strade a costituire delle vie preferenziali di fuga per l’acqua: qui si concentrano acqua e fango e portano via tutto, auto, uomini, case».
Senza case o strade sarebbe diverso?
«In un territorio vegetato, diciamo sul fianco alberato di una collina, l’acqua si diffonde di più, tende a penetrare. Le strade asfaltate sono dei corridoi, dove il flusso dell’acqua diventa molto veloce e violento e porta via tutto».
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Non ci sono indizi che permettano di prevedere eventi di tale tipo?
«Gli indizi ci sono. Si può fare una previsione a lungo termine, si possono individuare le aree a rischio, spesso, peraltro, sono già mappate. Poi, però bisogna non costruire più in quelle aree e, a un certo punto, anche abbattere. In talune situazioni è molto difficile intervenire. In un’isola così fortemente abitata, con tantissimi turisti da maggio fino a ottobre non è facile intervenire, questo è sicuro».
In alcune zone un tempo considerate a rischio, determinate strutture abusive poi sono state sanate.
«Sì ma dobbiamo ricordarci che anche quando sono sanate certe situazioni lo sono solo dal punto di vista legale e amministrativo, non dal punto di vista naturale. La legge della natura è sempre superiore a quella degli uomini. Là ci sarà un’alluvione, ci sarà una frana, ci sarà un terremoto. Quindi le case così sanate sono sempre a rischio».
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