Finisce di nuovo in carcere l'immobiliarista Danilo Coppola, arrestato dalla magistratura di Roma nel 2007 e ancor prima nel 2004, e di recente condannato in primo grado a 9 anni di reclusione dai giudici capitolini.
Per inquirenti e investigatori sarebbe stata "dispersa" in diversi rivoli, in particolare in Lussemburgo. Il terzo ha al centro il capitolo Porta Vittoria spa, società titolare di un progetto di sviluppo immobiliare nell'area sud est di Milano e mai portato a termine per problemi finanziari, della quale i pm Clerici e Baggio avevano chiesto il fallimento, ma di recente si sono visti respingere l'istanza in favore dell'ammissione al concordato preventivo. Secondo inquirenti e investigatori, Coppola e i suoi complici, si sarebbero comportati in maniera «fraudolenta» effettuando operazioni di frode ai creditori tramite fideiussioni e falsificando i bilanci con la sopravvalutazione degli immobili drenando così milioni di euro che sarebbero finiti in società lussemburghesi a lui riconducibili. Nelle pieghe dell'indagine spuntano anche altri due fallimenti, quelli di Tikal srl con 78 milioni di passivo di cui circa 60 di debito con il fisco e di Editori Perlafinanza (febbraio 2015) con 20 milioni di "rosso", e una plusvalenza di circa 100 milioni che l'immobiliarista avrebbe realizzato con una serie di compravendite di azioni Mediobanca tra il luglio 2005 e l'inizio del 2008. Somma anche questa, si ipotizza, finita all'estero. Per tutto questo Coppola è accusato anche di «sottrazione al pagamento delle imposte, mediante atti fraudolenti, con riguardo allo svuotamento dei cespiti delle società fallite, a fronte di un debito tributario ingente», Debito che per le società dell'inchiesta milanese si aggira attorno al mezzo miliardo, mentre, secondo gli atti dell'indagine, il Fisco ha aperto un contenzioso che riguarda tutta la sua 'galassià per circa un miliardo di euro.