Caso embrioni, Antinori torna agli arresti domiciliari

Martedì 24 Maggio 2016
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Severino Antinori, il medico arrestato lo scorso 13 maggio per aver prelevato a forza 8 ovuli a una giovane infermiera spagnola, è ritornato ai domiciliari nella sua casa di Roma. Lo ha reso noto la difesa che nei giorni scorsi aveva chiesto al gip di Milano Giulio Fanales di scarcerare il medico dopo che, la scorsa settimana, dai domiciliari era finito in cella perchè aveva violato le disposizioni rilasciando interviste dalla sua abitazione romana.
Il giudice ha ripristinato la misura cautelare iniziale.

Intanto potrà finalmente sottoporsi all'intervento di impianto dei suoi embrioni la trentasettenne romana che, come tante altre pazienti della clinica Matris di Milano, aveva assistito al sequestro del proprio materiale biologico nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto del ginecologo Severino Antinori. Su istanza dei suoi legali, gli avvocati Aldo Portavia, Sara Testa Marcelli e Simona Di Croce, la signora ha infatti ottenuto il dissequestro di tre degli embrioni nati in provetta nella struttura sanitaria lombarda. Una richiesta inoltrata lo scorso 18 maggio e accolta dalla procura meneghina, che ha così evitato di far scadere i tempi per l'intervento, previsto già in settimana.

«Nessuno mi ha avvisato di quello che stava accadendo - ha raccontato la trentasettenne, che vive a Morena, a sud di Roma e di professione fa la fisioterapista - Quando ho visto al telegiornale l'immagine dei Nas che portavano via il materiale biologico dalla clinica ho temuto che ci fossero anche i nostri embrioni. Ne ho parlato con mio marito e poi mi sono documentata su internet. Quando ho capito qual era la situazione, ho pianto tutta la notte, perché temevo che si potessero rovinare. Solamente qualche giorno dopo, i Nas mi hanno detto che erano stati portati all'ospedale Mangiagalli, sotto sequestro». La vicenda umana della donna comincia tre anni fa quando, insieme al coniuge tenta di superare le difficoltà incontrate per avere un figlio. La coppia prova varie strade e, non ottenendo i risultati sperati, si rivolge al professor Antinori, di fatto uno dei massimi esperti nel settore. Firmati tutti i moduli necessari per l'avvio della pratica di fecondazione assistita, marito e moglie si sottopongono ai trattamenti del caso. Tutto sembra andare per il verso giusto ma, proprio al momento dell'impianto degli embrioni, la signora ha un problema fisico ed è costretta a rinviare l'operazione di venti giorni. Uno spazio di tempo nel quale si realizza quello che nessuno avrebbe potuto immaginare: l'arresto del ginecologo e il conseguente sequestro del materiale biologico presente nella clinica Matris. «Abbiamo perso tanto entusiasmo per colpa di questa situazione - ha detto la donna - Ora, io e mio marito siamo un pò stanchi, anche perché in questo periodo sono raddoppiati i viaggi per Milano».

Malgrado la singolare disavventura, la coppia potrebbe presto provare a completare il percorso cominciato all'inizio del mese di maggio.

Per procedere all'impianto, infatti, mancano solamente le sue cartelle cliniche, ancora sotto sequestro. L'intervento al quale si sottoporrà la trentasettenne potrebbe significare un primo, concreto passo verso la maternità ma, in attesa di conoscere l'esito dei suoi sforzi, il pensiero della signora va a tutte le coppie che in questi giorni hanno visto i loro embrioni, ovociti e spermatozoi, finire sotto sequestro, «persone che semplicemente cercano di avere un bambino e che vengono già da una situazione di difficoltà». Un'ultima riflessione della donna è per il pm titolare dell'inchiesta su Antinori: «Voglio ringraziarla per la sensibilità dimostrata nel dissequestrare in tempo gli embrioni».

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 17:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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