Roma, morto dopo un pugno. Il giovane che lo ha ucciso: «Sono disperato. Non volevo ammazzarlo»

Giovedì 28 Luglio 2016 di Adelaide Pierucci
Roma, morto dopo un pugno. Il giovane che lo ha ucciso: «Sono disperato. Non volevo ammazzarlo»

«Giuro, mai avrei voluto uccidere. Lui m'ha dato uno schiaffo. Io gli ho dato un pugno. Ci siamo dati qualche spinta. Siamo caduti a terra. Ed è finita là». Piangeva ieri Simone Meddi, il venticinquenne di Ostia che con un pugno alla tempia ha ucciso un amico, Alessandro De Simoni, 27 anni. Davanti al gip Maurizio Caivano, sotto interrogatorio in carcere, ha raccontato la sua verità, quella di una scazzottata finita male.

Un interrogatorio delicato. Meddi, operaio, incensurato, era stato convocato per rispondere all'accusa di tentato omicidio. Per lui, il pm Antonio Calaresu, nella stessa mattinata ha prefigurato il reato di omicidio volontario. Un'accusa che lo ha atterrito. «Ero andato là per chiarimi con Alessandro - ha detto in lacrime al magistrato - Perché non volevo che mia sorella, che ha appena quindici anni, venisse coinvolta in un furtarello che non aveva commesso. Figuriamoci se volevo commettere un omicidio io. Non mi do pace. Non riesco ad accettare che sia morto. Quando sono andato via era vigile. Poco prima mi aveva detto: Rivediamoci tra un'ora. Non è finita...Voleva litigare ancora».

Simone e Alessandro si erano dati appuntamento domenica sera alle otto, in via delle Ancore. C'era una questione da chiarire. La sorella di Simone e la fidanzata di Alessandro un mese fa erano state pizzicate con delle magliettine rubate in un centro commerciale. Magliette infilate nella borsa della sorella di Simone. Cosicché tra le due era cominciato lo scaricabarile di chi fosse la responsabilità. Per Simone Meddi era stata la fidanzata di Simone a nasconderle nella borsa. Per Alessando De Simoni la ragazzina, invece, avrebbe fatto tutto da sola e quindi si sarebbe dovuta accollare il furto.
 
L'INCONTRO
E' per questo che i due ragazzi avevano deciso di vedersi. Per definire la questione una volta per tutte. «Noi non abbiamo mai avuto problemi con la giustizia. Sarebbe stata un'onta per la famiglia. Figuriamoci quindi se ero uscito da casa per uccidere». Fatto sta che quando la fidanzata della vittima scende in strada richiamata dalle grida Alessandro era steso sul marciapiede in una pozza di sangue. Il difensore di Simone Meddi, l'avvocato Anna Maria Anselmi, ora spera di spuntare la derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale. «Non c'era nessuna intenzionalità - ha spiegato - Il ragazzo non era armato. Si era dato appuntamento per chiarirsi, non per uccidere. Tant'è che ora è disperato». L'autopsia, effettuata ieri a La Sapienza, intanto, ha confermato che Alessandro De Simone è morto per una frattura cranica.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 14:07

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